Desidero intervenire ancora una volta sul documento “Contributo per lo Statuto della Regione dell’Umbria” elaborato dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. In particolare sulla sua valenza ad extra, cioè verso l’esterno. Cosa vuol dire questo contributo alla società regionale e in particolare modo ai politici ed ai responsabili amministrativi? Ci si augura che la riscrittura dello Statuto sia una occasione per riavvicinare la gente alla politica, cioè ad interessarsi della cosa pubblica. E’ innegabile che oggi ci sia una crisi di fondo nella nostra società, nazionale e regionale quale quella della disistima generalmente diffusa, non razionale certo ma giustificata da mille comportamenti sbagliati dei politici, verso gli attori della politica; ne deriva di conseguenza, purtroppo, un disinteresse verso la “res pubblica”, le istituzioni politico – amministrative, che si manifesta con un’estesa astensione dal voto, con una scarsissima partecipazione alla vita dei partiti, una indistinta e confusa “critica” a tutto e a tutti ed una insoddisfazione di fondo che genera, quest’ultima, insicurezza, malessere sociale e rifugio nel privato. La stagione federalista che si è aperta in Italia deve, di contro, essere occasione di ritorno all’interesse della Politica (con la P maiuscola) sia attraverso una partecipazione attiva alla stesura dei nuovi Statuti regionali che attraverso le scelte concrete degli Statuti nuovi, in quanto a principi, organizzazione dei poteri, formazione delle leggi e delle decisioni operative, legge elettorale. Nel contributo dei cattolici umbri ci sono tutti gli ingredienti perché di tutto questo si prenda coscienza e si possa operare di conseguenza. C’è materia di discussione e ci sono indicazioni utili. Si legga, per esempio, con attenzione quanto è scritto al n’3 lett. a: “Va ridotta la pervasività sociale della politica”. Che significa? Significa che la politica non è tutto, che la politica non deve fare tutto, che non tutto è risolvibile con la politica, ma che contemporaneamente la politica è indirizzata al bene di tutti, a partire dai più deboli, e che tutti dovrebbero interessarsi e far “politica”.Significa favorire la dinamica sociale e far in modo che singoli e comunità e associazioni si possano esprimere al meglio. Ognuno, cioè, si senta responsabile della comunità nella quale vive. Uno Statuto dovrebbe tener conto di ciò e contenere norme conseguenti. Il contributo dà indicazioni verso questa direzione con quanto scritto al n’3 lett. a, già citato, e poi alle lettere b e c. Questo è un contributo forte che vale per chiunque. Siamo fiduciosi che sia tenuto in considerazione; è necessario però che i cittadini si facciano sentire. La Commissione speciale della Regione per lo Statuto in Umbria ha effettuato un’amplissima consultazione; bene. Ma l’opinione pubblica ci sembra un po’ distratta, la divulgazione fatta del documento elaborato dalla Consulta regionale, attraverso il settimanale La Voce ed i diversi seminari organizzati nelle diocesi (dopo quello di Foligno, il 24 maggio a Terni e il 31 maggio a Perugia) servono proprio a suscitare dibattiti in proposito.
Avvicinare la gente alla politica e alle istituzioni
Contributo sullo Statuto regionale
AUTORE:
Nicola Molè