Bisogna ormai prendere atto che l’era della energia, disponibile in abbondanza ed a basso costo, è definitivamente tramontata. D’ora in poi sarà necessario fare i conti con l’energia, motore di tutte le attività umane, a costi elevati ed a ridotta disponibilità.Questo perché le fonti energetiche tradizionali si sono ridotte al lumicino ma, anche e soprattutto, perché il pianeta Terra comincia a dare chiari segni di sofferenza per l’inarrestabile profluvio di gas nocivi che stanno rendendo, ogni giorno di più, a rischio la presenza dell’uomo. Un discorso, questo, di carattere planetario che, in quanto tale, interessa molto da vicino, come è facilmente comprensibile, anche l’Umbria. Nella nostra regione, tributaria da sempre di fonti produttive extraregionali per il rifornimento energetico, la situazione minaccia di precipitare nei prossimi anni anche in vista della realizzazione di quel largo decentramento politico-economico-amministrativo che costringerà le singole regioni a contare, quasi esclusivamente, sulle proprie risorse. Un decentramento che, per quanto riguarda l’Umbria, sembra destinato a condizionare la vita e le attività dei due settori largamente strategici: quello sanitario (che assorbe da solo l’80% delle risorse finanziarie) e quello energetico. Per quanto riguarda, appunto, la produzione di energia il contesto regionale appare, già da oggi, “alla frutta” dopo il ridimensionamento produttivo dell’area ternana e l’ormai acclarata uscita (salvo imprevisti) dei centri di Bastardo e di Pietrafitta dal sistema produttivo. Se, in un futuro non augurabile ma ipotizzabile, l’Umbria fosse costretta a ricercare altrove la maggior parte dell’energia di cui ha bisogno, allora l’intero apparato produttivo regionale, pubblico e privato, potrebbe essere caricato di imprevedibili “sofferenze” ed essere costretto a ricorrere all’indebitamento. Del resto anche la presidente Lorenzetti, nel contesto della sua relazione ad una delle ultime riunioni del Consiglio regionale, è stata estremamente chiara: se l’Umbria, con le condizioni del bilancio attuale sarà costretta a camminare con le proprie gambe, andrà inesorabilmente “in rosso”, e forse non soltanto per gli 80 o 100 miliardi ipotizzati. Se l’allarme della Presidente regionale – che si riferiva in particolare modo alla sanità – venisse esteso alle prevedibili carenze energetiche, l’intera problematica potrebbe assumere contorni di ben più elevata gravità. Una manovra indispensabile ad evitare il rischio indebitamento progressivo potrebbe essere effettuata soltanto con il ricorso a due strumenti: un congruo aumento di tasse, imposte e contributi oppure un altrettanto congruo taglio alle spese. La Lorenzetti ha dichiarato esplicitamente che l’imposizione non si tocca (almeno per il momento), e allora appare chiaro che si farà ricorso alla scure, anche se non si conoscono le vittime e l’entità dei tagli. In un quadro generale di così sconsolante grigiore non mancano, comunque, incoraggianti spiragli di luce. All’interno della società regionale si sta facendo strada, faticosamente ma con continuità, il convincimento che la soluzione dei molti problemi (economici, sociali ed ambientali) potrebbe trovarsi nel risparmio energetico e nel sempre maggiore ricorso a fonti alternative, rinnovabili e rispettose di quell’ambiente naturale che è, pur sempre, la prima casa dell’uomo. Dopo talune significative avvisaglie (da noi puntualmente segnalate su queste stesse colonne) di piccoli impianti realizzati, qua e là per l’Umbria, per la produzione di energia eolica e solare, è da rilevare la proposta di legge presentata nei giorni scorsi in Consiglio regionale dal verde Ripa di Meana per la incentivazione della utilizzazione di carburanti a basso impatto ambientale. Relativamente a questo tipo di carburante è da segnalare l’iniziativa, positivamente provocatoria, adottata nell’eugubino dalla comunità di Alcatraz dove è stato aperto un impianto di distribuzione di biodiesel. Di più vasto respiro l’iniziativa della Provincia di Perugia che ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Agenzia per l’energia e l’ambiente. Oggetto dell’accordo lo studio e gli accertamenti finalizzati al risparmio economico attraverso l’analisi dei contratti di fornitura elettrica, la diagnosi energetica degli edifici provinciali ed il monitoraggio del servizio energia. Ed infine una notizia che viene da Spoleto dove, ad iniziativa del Comune, è prevista la nascita, in località Santo Chiodo e sui vicini monti Martani, di una centrale alimentata con prodotti agroforestali, nonché un impianto eolico. Una iniziativa che, dopo un’analoga e recente esperienza ad Umbertide, vede l’Umbria in posizione di avanguardia in campo nazionale. Certamente, rispetto al volume globale delle necessità, è ancora poco ma la strada giusta appare tracciata. Alla volontà di tutti (ma soprattutto di politici, amministratori ed illuminati imprenditori) il sapere percorrerla fino in fondo.
Aumento delle imposte e tagli alle spese per non andare “in rosso”
Energia e sanità: sono due mine vaganti sull'economia umbra
AUTORE:
Giancarlo Scoccia