Forse sarà l’inverno che si avvicina, o la notizia appena ricevuta della morte prematura di un amico, ma le parole che Papa Francesco ha rivolto venerdì scorso alle suore Paoline riunite a Roma per il Capitolo generale del loro Istituto “Pia società figlie di san Paolo”, risuonano come se fossero per noi.
Noi, umbri, che viviamo nella regione più vecchia d’Italia (ci supera solo la Liguria) e forse proprio per questo sentiamo il peso della vita, fatto di belle esperienze ma anche di ferite, rimpianti, tradimenti, speranze deluse che si sommano ad altre speranze deluse fino ad appesantire gli occhi del cuore e le membra dello spirito, fino a credere che la vita non possa più riservare belle sorprese.
Quando si è giovani è il contrario. Il futuro è ancora tutto da realizzare, il peso degli anni è più leggero e consente di vedere e volare oltre gli ostacoli e immaginare mondi nuovi. Cosa ha detto Papa Francesco alle Paoline?
“Care sorelle, in questi tempi delicati e duri è più che mai necessaria la fede. Molti dicono che la vita consacrata sta attraversando un inverno. Può darsi che sia così, perché le vocazioni scarseggiano, l’età media avanza e la fedeltà agli impegni assunti con la professione non è sempre quella che dovrebbe essere”. Ma, aggiunge il Papa, “in questa situazione, la grande sfida è attraversare l’inverno per rifiorire e portare frutto”.
L’Assemblea ecclesiale regionale del 18 e 19 ottobre prossimi, a Foligno, non è Sinodo vero e proprio ma un evento sinodale pensato e voluto, hanno scritto i Vescovi nella Lettera di indizione, per sollecitare i fedeli a “riscoprire la gioia di vivere il Vangelo e di annunciarlo ai nostri contemporanei”. “Rifiorire e portare frutto”, dunque.
E Papa Francesco ricorda alle religiose – e ad ogni battezzato – la via da percorrere: “La freddezza della società, a volte anche all’interno della Chiesa e della stessa vita consacrata, ci spinge ad andare alle radici, a vivere le radici. L’inverno, anche nella Chiesa e nella vita consacrata, non è un tempo sterile e di morte, ma tempo propizio che consente di tornare all’essenziale”.
“Vivere le radici” e “tornare all’essenziale” è il modo che abbiamo per alleggerire il peso della vita e proseguire con ritrovato slancio e gioia, perché l’“essenziale” è anche ciò che dà senso a tutto il resto.
Quali sono le radici, e cosa è essenziale, oggi, per i cristiani che vivono nella nostra regione? E ancora, i cristiani che vivono in Umbria cosa possono offrire a chi non crede o ha perso la gioia di credere?
Le risposte potranno venire dall’Assemblea, ovvero dai 400 delegati delle diocesi umbre che si ritroveranno con i Vescovi per “guardare al presente con discernimento e al futuro con fiducia, osando il cambiamento”, e farlo insieme uomini e donne, giovani e adulti, laici, religiosi e sacerdoti.