Assenteismo colpevole e altro

Sarebbe facile, ed anche giusto, ripetere le denunce contro medici e infermieri assenteisti, oltre tutto considerati causa del cattivo funzionamento della sanità. Sappiamo però che tutto ciò non serve se non per dare sfogo alla delusione e alla rabbia. Molto meglio sarebbe indicare le cause e i rimedi di questa situazione. Purtroppo non vediamo in giro persone che abbiano in mente soluzioni praticabili, tranne maggiori controlli. La sanità è un grande problema, costa molto, è un ambito difficile e delicato perché ha a che fare con la parte debole della società, è un lavoro pesante che impegna duramente energie fisiche e mentali degli operatori, è un lavoro che si compie in équipe e pertanto esige precisione organizzativa. Con il prolungamento della vita, l’aumento degli incidenti, le aspettative di guarigione e dall’altra parte con lo sviluppo delle tecniche curative, diventa un mondo sempre più vasto e complicato, difficile da dominare e gestire. Oggi i grandi ospedali assomigliano a città con tanto di nomi assegnati ai corridoi interni. È anche in aumento la parte burocratica, che, pur criticata per i ritardi che comporta, è un mezzo per il buon funzionamento della struttura. Chi entra oggi in ospedale si sente intimorito anche se è sano. Figuriamoci se è malato. Prendere coscienza di ciò è la condizione prima per rendere tutti in grado di fare la propria parte, comuni cittadini compresi. Ed ogni tanto potrebbe servire a prendere la misura giusta delle parole e delle scelte, a partire da quanti hanno responsabilità ai vari livelli. Devono ricordarsi che stanno maneggiando una realtà preziosa e delicata, carica di sofferenza, trattandosi della vita e della salute delle persone. Si ha infatti l’impressione che all’interno di quel mondo taluni si facciano dominare dall’abitudine, per cui non si dà il giusto rilievo a quello che si sta facendo. Qualcuno d’altra parte può pensare: non sto lavorando in un’azienda? E cos’è un’azienda se non un luogo dove si cercano i risultati con il minimo sforzo? Si lavora talvolta con approssimazione, senza quello scrupolo che sarebbe necessario. Anche l’assenteismo denunciato in questi giorni, da verificare in termini esatti, può essere frutto di questa mentalità. Si può inoltre supporre che forse nella sanità vi siano altri e più gravi mali. E tuttavia, come ci ha confessato un nostro amico, prestigioso docente universitario, ‘questo fatto, che ci riempie di imbarazzo e ci fa soffrire, deve rendere tutti noi operatori più attenti a ciò che facciamo e come lo facciamo, e riflettere ogni giorno sulla serietà dell’impegno e la professionalità richiesta per il nostro lavoro’. Da tale vicenda deriva un particolare dispiacere per chi ama l’Umbria della pace, del Papa, dei santi, dell’accoglienza e della dimensione mistica della vita e della natura, scrigno di tanti valori e virtù, divenuta da qualche tempo protagonista di storie violente e trasgressive. Dispiace soprattutto per quelli che dentro le corsie degli ospedali, medici e infermieri, ci mettono tutta la passione e ci spendono tutte le loro energie. Noi ne conosciamo molti. Prima e più di tutti abbiamo conosciuto Vittorio Trancanelli, che ai malati ha dedicato tutta la vita, e che in questa vicenda non possiamo non evocare come capofila di quei camici bianchi indossati come simboli di un’alta missione.

AUTORE: Elio Bromuri