Assemblea ecclesiale umbra. I messaggi dei vescovi della regione

Dalla sinodalità la conversione pastorale: un cambiamento di mente e di cuore

L’Assemblea ecclesiale regionale del 18-19 ottobre a Foligno è la risposta della Chiesa umbra all’invito a sperimentare la “sinodalità”, raccomandata da Papa Francesco al Convegno nazionale di Firenze del 2015. Si inserisce nel cammino che la Chiesa italiana ha fatto nell’ultimo decennio con gli Orientamenti pastorali 2010-2020 e con l’esortazione del Papa a tornare all’annuncio del Vangelo con una Chiesa missionaria e in uscita.

«La nostra assemblea arriva in conseguenza di tutto un programma cominciato dieci anni fa nella Chiesa italiana, quando abbiamo detto che il Vangelo fa la vita buona. Quindi è tutta questione di educazione al Vangelo. Poi ha trovato a Firenze i suoi punti culminanti e infine, sempre secondo l’ispirazione della Evangelii gaudium, ecco questa nostra assemblea: l’annuncio di Gesù Cristo nella terra umbra.

Il Papa insiste molto, perché sta proprio sostenendo che è necessaria una conversione pastorale. E cos’è la conversione pastorale? Non soltanto il cambiamento di qualcosa, ma un cambiamento di mente e di cuore, come lui ha sostenuto più volte. Bisogna tornare ad annunciare il Vangelo.

Bisogna che la nostra Chiesa sia in uscita, cioè vada a trovare tutti quei “feriti” che in fondo hanno bisogno delle cure materne della Chiesa. Ed è necessario che porti un messaggio di speranza all’uomo di oggi. Io vedo tanta rabbia, tanta solitudine, persone che si ripiegano su se stesse. Manca la speranza. Ma il Vangelo, oltre che fare la vita buona, dà una prospettiva: riempie il cuore di speranza».

Gualtiero card. Bassetti
arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e presidente della Cei

 

Perché la gioia del Vangelo si diffonda e porti frutto anche nella nostra terra

«Papa Francesco ha invitato la Chiesa italiana a rileggere il suo documento sulla gioia del Vangelo, Evangelii gaudium , e a trarne delle linee operative per la nostra presenza nel mondo e per l’azione pastorale della Chiesa.

Come Chiese dell’Umbria, vogliamo rispondere al suo invito e alla sua richiesta mettendoci insieme, riflettendo, guardando alla bellezza e alla ricchezza del nostro cammino, sottolineando alcune urgenze, alcune necessità, provando a dare risposta a quella attesa di gioia, di speranza e di vita piena che ognuno porta nel segreto del cuore.

Lo facciamo guardando al Vangelo, naturalmente, là dove Gesù ci dice che c’è un tesoro prezioso, e chi lo trova è capace di dedicargli tutta la vita. Ecco, per noi il tesoro prezioso è lo stesso Gesù e la sua Parola. E allora abbiamo dato come tema della nostra assemblea ecclesiale “Perché la nostra gioia sia piena L’annuncio di Gesù Cristo nella terra umbra”.

Dopo il lavoro preparatorionelle varie diocesi, a Foligno ci ritroviamo non soltanto per rileggere ciò che è stato detto, ma per guardare avanti con fiducia e con speranza.

E domandarci – provando a trovare delle risposte – come oggi noi credenti possiamo condividere, annunciare, distribuire a chi ci sta vicino, gli uomini e le donne delle nostre vallate, la bellezza, la ricchezza, la fecondità di essere amici di Gesù, perché la gioia del Vangelo si diffonda e porti frutto anche nella nostra terra».

Renato Boccardo
arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra

 

La fede umanizza ed evangelizza gli affetti, per una testimonianza come quella di Gesù

I delegati delle diocesi umbre impegnati nell’Assemblea ecclesiale regionale del 18 e 19 ottobre a Foligno approfondiranno sette ambiti tematici. Uno di questi si occuperà della fede e della sua capacità di plasmare la vita, in particolare gli affetti e le relazioni. Tante le esperienze della Chiesa umbra in questo senso: corsi di preparazione al matrimonio, Consultori familiari, attività e impegno per coppie, bambini e ragazzi, giovani, anziani, persone in difficoltà.

«Uno dei temi che affronteremo in assemblea è quello della fede, che ha la capacità di affrontare e plasmare gli affetti. Insomma, la fede che intercetta la relazione affettiva.

Noi tutti sappiamo che un problema principale a livello sociale e a livello ecclesiale è la relazione, quella affettiva in particolare. Questo è centrale, del punto di vista cristiano, perché Dio è amore. Tutti conosciamo – per esempio – la pagina dell’inno alla carità di san Paolo (1Cor 13), dove si dice che la carità ha mille sfumature che intercettano proprio in concreto l’esistenza di ognuno. E senza la carità, dice san Paolo, “sono un nulla”.

Dio è amore, e l’uomo a immagine di Dio è capace sia di ricevere l’amore, sia di poterlo testimoniare.

L’amore e gli affetti di cui parliamo sono sostanzialmente un dono di Dio. Non è semplicemente un’emozione, un sentimento, una capacità empatica. È proprio quell’amore di Dio e dello Spirito santo che viene nei nostri cuori, ci aiuta a uscire dal nostro egoismo e a relazionarci con l’altro come un fratello.

Quindi, in questo senso, la fede deve essere capace di umanizzare ed evangelizzare gli affetti, per poter dare una testimonianza come quella di Cristo, che ha usato i suoi affetti proprio per calare nel concreto il Vangelo dell’amore. I suoi rapporti con le persone, con i malati, con i sofferenti, con i suoi interlocutori, sono stati rapporti plasmati dal suo cuore, dal suo amore, della sua attenzione al prossimo. Noi siamo chiamati a fare altrettanto».

Domenico Cancian
vescovo di Città di Castello

 

 

L’annuncio del Vangelo alle nuove generazioni

I giovani e la fede. Tra gli ambiti di analisi e approfondimento della prossima Assemblea ecclesiale regionale di Foligno, ci saranno anche i tavoli dedicati al coraggio innovativo per una fede “interessante” trasmessa alle nuove generazioni. Sarà anche l’occasione per valutare e rendere sempre più attuale l’attività di pastorale giovanile, di Azione cattolica giovani, di luoghi come oratori e grest che ogni anno muovono circa 15 mila giovani e giovanissimi.

«In questa assemblea affronteremo di sicuro una questione che sta molto a cuore alla Chiesa: quella dell’annuncio del Vangelo ai giovani, al mondo delle nuove generazioni. Una sfida appassionante e interessantissima, perché i giovani ci costringono sempre a superare i limiti, ad andare oltre, a cercare in qualche modo nuovi linguaggi, nuove occasioni per comprendere il valore della vita, ciò per cui vale la pena veramente investire tutta la propria persona.

C’è di mezzo la questione del futuro di questo Paese, del lavoro, degli affetti e anche l’aspetto vocazionale che un po’ sta dietro a tutto. E per noi questa dell’assemblea sarà l’occasione per confrontarci, e direi soprattutto per ascoltare questo mondo giovanile che spesso ci sfugge.

Magari ci saranno anche i giovani che diranno la loro e che ci aiuteranno a comprendere quanto la Chiesa ha bisogno di aprire le porte e diventare una casa accogliente per il futuro dei giovani».

Luciano Paolucci Bedini
vescovo di Gubbio

 

 

I cristiani laici devono riappropriarsi della politica, in una maniera evangelica

L’Assemblea ecclesiale regionale del 18-19 ottobre a Foligno si occuperà anche di fede e bene comune, che è uno dei sette ambiti oggetto di dialogo e riflessione da parte dei delegati delle diocesi umbre. Politica e solidarietà, per una fede incisiva e decisiva per la costruzione delle città a partire dai più deboli e ultimi.

«Un’assemblea ecclesiale per annunciare il Vangelo alle popolazioni del nostro territorio, della nostra regione. È Gesù che ci ha inviati: “Annunciate il Vangelo a ogni creatura, ad ogni uomo, ad ogni donna”. Gesù disse anche: “Date voi stessi da mangiare”.

Un pane che alimenta il corpo e un pane che alimenta l’anima. In questa assemblea vogliamo riflettere e comprendere in che modo poter annunciare il Vangelo alle persone del nostro territorio, della nostra terra. In modo particolare vogliamo un riferimento preciso alle nostre città, all’attenzione alle persone, la solidarietà, la politica, soprattutto la politica.

Perché i cristiani dei nostri giorni si sono ritirati, si sono messi da parte, lasciando ad altri il compito di provvedere – e a volte si provvede in maniera sbagliata. Ecco allora, vogliamo riappropriarci di questo compito. Soprattutto i cristiani laici devono riappropriarsi di questo compito, in una maniera evangelica: annunciare il Vangelo nella terra umbra, secondo i criteri di Gesù. Vogliamo partecipare, essere presenti, riflettere e trovare le vie dell’annuncio del Vangelo. Oggi, qui e ora».

Giuseppe Piemontese
vescovo di Terni-Narni-Amelia

 

La centralità della fede negli aspetti più ordinari della vita quotidiana

All’Assemblea ecclesiale regionale, che riunisce a Foligno i delegati delle diocesi umbre, si parlerà molto della relazione che unisce fede e vita, sotto vari punti di vista. Tra questi, anche l’attenzione e la vicinanza della Chiesa ai lavoratori e alle persone in cerca di occupazione. E allo stesso tempo, anche al sano e corretto utilizzo del tempo libero.

«Uno degli ambiti dei tavoli di lavoro avrà come argomento “fede e vita”. È un modo per riaffermare che la fede può plasmare la concretezza della vita. Tutti gli aspetti sono interessati da questa informazione che la fede fa vivere alla persona.

Per questo è importante riscoprire la centralità della fede dentro agli aspetti più ordinari della vita quotidiana. La fede è capace di dare un cuore nuovo alla persona, e una persona con questo cuore nuovo sa affrontare ogni aspetto dell’esistenza, a partire da Cristo che è la novità della vita. Siamo anche per una fede concreta e incisiva, cioè che sappia incidere nella concretezza della vita.

La fede non è solo un sentimento, non è solo un’esperienza interiore. Ma è anche un’esperienza di vita che prende le mosse dalla proposta di Cristo, e sa incidere e trasformare la concretezza dell’esistenza».

Marco Salvi
vescovo ausiliare di Perugia – Città della Pieve

 

 

 

Per gli adulti: passare dal “campanile” al “campanello”

L’Assemblea ecclesiale regionale del 18 e 19 ottobre a Foligno si occuperà anche del tema “Gli adulti e la fede”. È uno dei sette ambiti sui quali saranno chiamati a riflettere e dialogare gli oltre 400 delegati delle otto diocesi dell’Umbria. Le priorità degli adulti, i percorsi formativi e spirituali, la comunicazione, il problema dei linguaggi. Ripartendo in particolare dalla famiglia…

«L’Assemblea ecclesiale regionale è un’occasione favorevole per aiutare le Chiese dell’Umbria a camminare insieme.

E sarà senz’altro l’occasione propizia per un cambio di strategia. Gli adulti hanno bisogno di passare dalla pastorale ‘del campanile’ a quella ‘del campanello’. In termini più semplici, dalla pastorale ‘a pioggia’ a quella ‘a goccia’. Dalla pastorale a pioggia dei grandi eventi, a quella a goccia dell’ascolto, investendo sulla famiglia.

Perché, se non si riparte dalla famiglia, il nostro impegnoper l’evangelizzazione sarà solo una rincorsa affannosa. C’è un’immagine che può aiutarci a vivere questa assemblea: se non riusciamo, in questa stagione ecclesiale, a guardare i campi che “già biondeggiano per la mietitura” ( Gv 4,35), senz’altro possiamo scoprire e guardare il mandorlo in fiore.

La pastorale vive in questa stagione l’esperienza dell’inverno inoltrato verso la primavera. Questa garanzia dobbiamo averla. Siamo ‘prigionieri’ della speranza ( Zc 9,12), anche in pastorale; non carcerieri. Come ci ricorda il profeta Zaccaria».

Gualtiero Sigismondi
vescovo di Foligno

 

 

La parola “Assemblea” significa anzitutto che, come Chiesa, siamo una grande famiglia

Il tessuto delle comunità diocesane e parrocchiali, il senso di appartenenza, la qualità delle celebrazioni. Il primo ambito tematico dell’Assemblea ecclesiale regionale di Foligno è dedicato alla riflessione su “Vivere la Chiesa, per una fede celebrata e condivisa”.

È la ricerca appassionata della comunità che trova nella parrocchia la casa di fraternità umile e sicura. Per questo, le comunità parrocchiali umbre sperimentano forme nuove di missionarietà e di conversione pastorale.

« È bello ritrovarci con tutte le Chiese umbre in assemblea. La parola assemblea può significare tanto, può significare poco. Per noi significa innanzitutto “famiglia”, perché la Chiesa è famiglia. E dunque, ritrovarci insieme con i rappresentanti di tutte le nostre diocesi, avendo alle spalle l’intera comunità diocesana, significa fare esperienza di una Chiesa che tesse sempre di più le sue relazioni.

Relazioni che vengono dall’alto, come sappiamo, perché essere Chiesa significa vivere in Dio, vivere nella Trinità, vivere in Gesù, nello Spirito santo. Ma relazioni che sono anche fraterne, per cui ci si incontra, ci si guarda negli occhi, si vedono i problemi degli uni e degli altri, e insieme si cerca qualche soluzione. In un tempo di grandi sfide. È un tempo di crisi, in cui le stesse relazioni sociali e familiari sono sempre più messe a repentaglio.

È il tempo dell’individualismo, della separazione, il tempo della disgregazione, persino nel nucleo fondamentale che è la famiglia.

E dunque, stare insieme a pensare – su tanti aspetti e tante dimensioni del vivere cristiano – ci aiuta anche a ritessere relazioni di fraternità. Non soltanto tra le diocesi in quanto tali, ma anche tra noi cristiani. Ed è bello puntare a un immagine di Chiesa e a un futuro di Chiesa in cui questo aspetto fraterno sia sempre più messo in relazione. La Chiesa sia sempre più famiglia.

Questo nostro convenire a Foligno come Chiese dell’Umbria sta proprio a dire il nostro desiderio e la nostra voglia di ritessere tra di noi una grande fraternità».

Domenico Sorrentino
vescovo di Assisi – Nocera U. – Gualdo T.

 

 

Alla Chiesa appartiene tutto l’umano, e soprattutto l’umano più fragile

Una fede che risana e che consola.

All’Assemblea ecclesiale regionale delle diocesi umbre a Foligno si parla anche delle fragilità, in uno degli ambiti tematici del filone “fede e vita”. La fantasia della carità si manifesta nelle numerose esperienze nate nelle comunità diocesane e tra gli Ordini religiosi. Tutto questo perché il Vangelo possa essere come un balsamo risanante e consolante per ferite e difficoltà.

«La Chiesa è chiamata ad avere uno sguardo a tutto campo in ordine a ciò che è umano. Però, in particolare, direi che c’è uno sguardo che si posa sulla fragilità, su coloro che vivono limiti e povertà. Perché questo? Perché Dio ha scelto di avere uno sguardo privilegiato su coloro che soffrono, su quelli che – a volte – sono al limite della loro vita. È una risposta alla quale ci chiama la Chiesa.

Il Concilio Vaticano II, nella grande Gaudium et spes, ci dice quelle che sono le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce dell’uomo. Questo ci appartiene, e nessuno di noi può esserne estraneo. Anzi, tutto ciò che è autenticamente umano deve trovare in noi una risposta positiva. Questo ci obbliga anche ad avere – come il Signore Gesù, come Dio – lo sguardo sulle fragilità, per poterne accogliere le richieste ed essere un po’ missionari della speranza».

Benedetto Tuzia
vescovo di Orvieto-Todi