Con vera letizia ho appreso che in Umbria si parla di nuovo di Assemblea ecclesiale regionale, fissata per il 18-19 ottobre prossimo venturo. È una gran bella notizia, che risveglia in me ricordi di Assemblee vissute ed organizzate… nel secolo scorso.
La prima assemblea ecclesiale: “Perché l’Umbria vota comunista?”
Il primo incontro ecclesiale regionale ebbe luogo in Assisi nel 1952, quindi non molto dopo le elezioni politiche generali del 1948. A detto incontro, della durata di due o tre giorni, parteciparono tutte le componenti del popolo di Dio, a cominciare dai Vescovi, e poi sacerdoti secolari e religiosi, suore, laici e laiche delle allora 13 diocesi umbre, scelti ed invitati dai Vescovi; a quell’epoca era aggregata alla regione ecclesiastica umbra la diocesi di Rieti che poco dopo fu aggregata alla regione ecclesiastica Lazio.
Il tema sotteso, non certo ufficialmente dichiarato, era: come mai l’Umbria, terra di santi e di una religiosità popolare vivacissima, fatta di feste patronali sentite e di numerose confraternite, con tanti conventi e monasteri…votava invece, malgrado la scomunica, per il Partito comunista? Io, non ancora ventenne, ero uno dei partecipanti in quanto membro della delegazione regionale della Giac con l’incarico di consultore Aspiranti.
Nella sostanza, al convegno si trattò di una disamina generale sulla situazione socioeconomica-politica e della qualità della religiosità della popolazione umbra in ordine al rapporto tra fede e vita vissuta.
Fu un incontro splendido e partecipato, della durata di due giorni pieni. Si prese atto che l’Umbria era alquanto arretrata, basata su una economia prevalentemente agricola, con rapporti “tesi” tra i proprietari dei fondi ed i loro mezzadri (tipica forma dei rapporti agrari diffusa in Umbria), e un movimento operaio in ascesa nei territori industrializzati, in cui era forte l’attività di proselitismo da parte del Partito comunista, prevalente fra i partiti antifascisti.
Di converso, la popolazione era sociologicamente cristiana e frequentante le parrocchie, ma con scarsa conoscenza ed approfondimento della fede e di scarsa adesione vera e concreta al Vangelo ed alla Chiesa.
Si concluse che la Chiesa in Umbria, i suoi Pastori e tutti i fedeli attivi nelle parrocchie dovevano impegnarsi al fianco dei lavoratori e delle classi più povere per la loro evoluzione sociale ed economica, e contemporaneamente ad impegnarsi di più nell’azione di diffusione del Vangelo e della catechesi. Fu coniato uno slogan conclusivo e riassuntivo molto significativo: occorreva far di più “pane e catechismo”.
Venti anni dopo, questo slogan veniva ben più esplicitato con il primo convegno ecclesiale nazionale del 1976, “evangelizzazione e promozione umana”.
Animatore indiscusso ed appassionato di quel primo convegno regionale ecclesiale del 1952 fu l’indimenticato mons. Pietro Fiordelli, allora vicario generale della diocesi di Città di Castello e, poco dopo, vescovo di Prato. Fra le tante cose decise in detto convegno fu la nascita de La Voce, settimanale regionale che ospita queste note.
Gli umbri al convegno nazionale del 1976
Facciamo un salto di memoria fino al 1976, anno in cui nel mese di ottobre fu celebrato il primo Convegno ecclesiale nazionale in Italia, “Evangelizzazione e promozione umana”. Proprio in preparazione di detto convegno si tenne un Convegno ecclesiale regionale in Assisi presso il Seminario regionale.
Presidente della Ceu in quegli anni era mons. Ferdinando Lambruschini, arcivescovo di Perugia; delegato al coordinamento regionale per il Convegno nazionale era mons. Santo Quadri, vescovo di Terni e Narni ed amministratore apostolico di Amelia. Il sottoscritto, all’epoca delegato regionale dell’Azione cattolica, fu chiamato a svolgere, in aiuto a mons. Quadri, il compito di coordinatore laico.
Nel 1976 le diocesi della regione ecclesiastica Umbria erano 12. Al Convegno nazionale parteciparono 41 umbri, così distribuiti: 4 vescovi, 16 presbiteri e religiosi, una suora e 20 tra laici e laiche.
Uno dei tanti risultati del convegno fu la decisione da parte della Ceu di dare impulso al coordinamento regionale dell’azione pastorale, ed iniziò la la serie delle Assemblee regionali con cadenze annuali, salvo qualche eccezione. Le Assemblee erano aperte, partecipate ed interessanti ed andarono avanti per alcuni anni, almeno a mia memoria.
Fu anche creato un nuovo organismo pastorale detto Crup, Centro regionale umbro di pastorale. Il primo coordinatore è stato mons. Giuseppe Chiaretti, allora vicario generale dell’arcidiocesi di Spoleto fino alla sua nomina a vescovo di San Benedetto del Tronto; fu quindi sostituito, sempre a mia memoria salvo errori, da mons. Vittorio Peri, allora vicario generale della diocesi di Assisi.
Assemblee regionali: il futuro
Ben vengano quindi di nuovo le Assemblee regionali, alle quali auguro (e prego allo scopo) ogni possibile successo. So che ogni diocesi nominerà i propri delegati ed altri partecipanti saranno direttamente invitati dalla Ceu. Da parte mia auspico che sia aperta a chi vorrà essere presente – pur senza diritto di voto e di parola, ovviamente – , facendone richiesta e questa sia accettata dalla Ceu. Concludo ricordando che grandi fautori e promotori di una pastorale a respiro regionale furono mons. Cesare Pagani, vescovo di Città di Castello e poi arcivescovo di Perugia, e mons. Giovanni Benedetti, vescovo di Foligno.
Nicola Molé