“Il lato positivo è che la nostra è una Chiesa viva”. Queste le parole del prof. Luca Diotallevi, docente di Sociologia all’Università Roma Tre, dopo la sua relazione tenuta il 18 ottobre all’Assemblea ecclesiale umbra. Una relazione che ha raccolto i contributi scritti presentati nei mesi scorsi da tutte le diocesi umbre e che ha incontrato particolarmente il pensiero dei delegati presenti, come dimostrato dal lungo applauso finale.
“Le criticità sono costituite da uno sguardo che negli ultimi anni si è un po’ ristretto – ha detto Diotallevi ai microfoni di Umbria Radio – si è concentrato sulle vicende interne più che su quello che avviene nella storia e nella società, che poi è il luogo concreto dove il Signore opera. Dobbiamo saper respirare a polmoni pieni”.
Ripetiamo i quattro nodi finali della relazione, che sono un’indicazione di come continuare il cammino della Chiesa umbra e migliorarlo.
“Più attenzione a quello che avviene nella vita degli uomini e delle donne, meno a quello che avviene nelle Curie; più attenzione al passato e al futuro per capire il presente; maggiore onestà con se stessi e capacità di guardare alla Chiesa per quello che è; la Chiesa non può essere una federazione di sette”.
Questi “sguardi” di cui hai parlato, uno “sguardo corto, uno sguardo ristretto”, che cosa vogliono significare?
“Significano che il Vangelo va bevuto e mangiato a dosi più grandi perchè è il Vangelo che ci allunga, ci alza e ci approfondisce lo sguardo”.
Una parola per i giovani?
“Non vi fidate delle Pastorali giovanili, non vi fidate di chi ve la mette “facile”, perchè le persone che vi fanno crescere sono quelle severe che vi danno contributi e vi obbligano a scegliere e a pensare. In questo senso la grande tradizione educativa e associativa della Chiesa è molto più feconda che non le festicciole di cui adesso sono piene le nostre parrocchie”.
Facevi anche riferimento ad una necessità di formazione sia per i giovani che per gli adulti..
“Formazione nel senso integrale:liturgica, morale, spirituale, intellettuale. Senza tutte queste non cresce la persona e di conseguenza non cresce il credente”.
Intervista a cura di Elisabetta Lomoro