Ascoltiamo le voci

Il Centro d'ascolto compie 15 anni. La Caritas richiama l'attenzione sulle tante persone che chiedono aiuto

‘Saper raccogliere ogni giorno la voce che si eleva dalle strade di questa nostra città non è un’impresa facile, non ci basta avere dei luoghi d’ascolto, delle persone capaci di ascoltare: una volta ascoltata ogni ‘croce’ va poi portata, presa, accompagnata’. A dirlo è stato don Lucio Gatti, direttore della Caritas diocesana di Perugia, mentre scorrevano le immagini del video sulla vita giornaliera dei Centri di ascolto e delle strutture di accoglienza della Caritas, che hanno aperto il terzo incontro delle Sette opere di misericordia, dedicato alle tante voci che chiedono aiuto in città, un aiuto che non è solo materiale. L’ incontro, promosso in occasione dei primi quindici anni del Centro di ascolto diocesano, a cui hanno partecipano più di 150 persone, si è svolto venerdì 25 febbraio scorso nel ‘Teatro dell’Equilibrio’ della parrocchia di San Barnaba. Don Lucio ha richiamato l’attenzione su una ‘denuncia sociale’ che si fa ormai da anni e non solo nell’ambiente Caritas: ‘questo nostro mondo non è più disposto ad ascoltare nessuno, i ritmi così frenetici non permettono di accorgersi che vicino a noi c’è qualcuno che bussa’. Quello che è emerso dall’incontro è che l’opera dell’ascolto e dell’accoglienza non resti limitata ai soli ‘addetti ai lavori’, la Caritas, le parrocchie e i servizi sociali del Comune. Il sindaco Locchi ha apprezzato le immagini del video ed il commento di don Lucio, perché ‘colgono la vera realtà della città, avvertita e conosciuta dalle stesse istituzioni comunali – ha detto – e l’opera della Caritas è una risorsa riconosciuta e molto preziosa per Perugia. Il Comune spesso non riesce a dare risposte immediate alle singole situazioni di povertà e di disagio e in questo, come non riconoscere l’aiuto che ci viene dato dalla Caritas, che è il capofila nell’opera seria di ascolto e di sostegno verso tanta gente nel bisogno? Stella Cerasa, responsabile del Centro di ascolto, ha chiesto che la Caritas non venga lasciata sola nell’affrontare le tante quotidiane situazioni difficili, non poche delle quali estreme, perché sempre più spesso è vista come l’unica ancora di ‘salvezza’. ‘In quindici anni – ha ricordato – abbiamo ascoltato tante voci, tante emergenze della città. Da questo incontro ci aspettiamo la nascita di nuovi centri di ascolto parrocchiali, sempre più necessari’. Marco Iazzolino, coordinatore del progetto-rete nazionale dei centri di ascolto di Caritas italiana, ha parlato dell’ascolto come missione: ‘il Centro di ascolto nasce come luogo di accoglienza e della prima risposta. Nasce dal rapporto Chiesa-mondo in una società che fa sempre più fatica a dare risposte a livello istituzionale’. Soprattutto per chi è credente ‘l’ascolto – ha ricordato mons. Chiaretti – è la prima espressione della fede: se non ascolti non puoi sentire qualcuno che ti chiama e ti parla. Per questo abbiamo bisogno che qualcuno abbia la carità di ascoltarci’. Significativa è stata la testimonianza da un luogo particolare per l’ascolto: la clausura, dove ‘la grata separa i corpi ma non i cuori’. A dirlo è stata madre Maria Chiara, badessa del monastero delle Clarisse di Sant’Agnese in Perugia, che si è collegata telefonicamente durante l’incontro. ‘I nostri luoghi di vita per molta gente sono luoghi di ascolto e di aiuto ‘ ha spiegato la religiosa ‘. Vengono tanti poveri a chiedere il pane ogni giorno, ma tanti altri vengono a chiederci consigli e preghiere per cercare di risolvere le loro povertà interiori. Tra questi molti giovani e adulti soli depressi. Vengono anche intere famiglie, i malati incurabili, molte madri e nonne…, tutti ci chiedono un sostegno concreto’.

AUTORE: R. L.