Qualcuno dei miei 15 lettori ha avuto modo di sbirciare quello che, a proposito di disabilità, Avvenire ha scritto il 20 gennaio u.s.? La drammatica denuncia formulata dalla Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e da don Albanesi, della Comunità nazionale di Capodarco. Diverse regioni, ma in particolare il Lazio, l’Abruzzo e la Campania, stanno riducendo per quote identiche il budget della spesa ospedaliera e quello dei servizi socio-sanitari destinati a disabili gravi e gravissimi. I piani di rientro, nelle regioni con pesanti disavanzi in sanità, stanno colpendo i disabili, soprattutto quelli che hanno… osato ricoverarsi in una regione diversa da quella loro d’origine, e questo costringe gli Istituti e le Comunità come quella che mi vede presidente, la Comunità di Capodarco dell’Umbria, a rifiutare l’accoglienza di handicappati anche gravissimi, anche disperati, perché, se li accogliessero, visto che le loro Asl non pagano, arriverebbero presto al collasso. Tutto questo alla salute dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita, comma I: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Comma 2: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. La prassi delle regioni citate è un’enormità: il diritto alla salute, che la Costituzione garantisce a tutti, viene radicalmente negato proprio ai più deboli, che magari su altri piani sono molto più forti di tanti altri, ma su questo piano sono i più deboli. A loro pensava chi scrisse quell’articolo. E pensare che hanno abolito prima la dicitura “handicappato”, in favore di “disabile”, poi (capolavoro della più perfida perfidia umana), i “disabili”sono diventati “diversabili”: è stata la scusa definitiva, sottilissima, diabolica, per emarginarli dalla vita una volta per sempre. Tra gli handicappati una minoranza assoluta hanno “diversa abiltà”. La stragrande maggioranza ha abilità minime. Mio figlio Franco, tatraparetico, affettuosissimo, uno che ogni tanto se ne esce con delle boutades clamorose, che farebbero infuriare Brunetta per tutto il metro e…? della sua altezza; come quando, durante la penultima neve, non volendo uscire di casa per andare al Centro diurno nel quale fa le sue piccole attività giornaliere, ha motivato il suo rifiuto di andare “a lavorare” con un sospiroso:“Non ci ho le catene per la carrozzina”…. ma da decenni chiama Nicoletta, l’operatrice che gli è molto vicina, “Bacoletta”, e i termosifoni “faffoni”. Che strazio!! Voglio dar vita ad un gruppo che chiamerò Articolo 3. Promesso.
Articolo 3. Promesso
abatjour
AUTORE:
a cura di Angelo M. Fanucci