Un film, un concerto, una poesia e un bel dipinto: l’arte ci emoziona, ci fa stare meglio. Da alcuni decenni è anche una terapia medica, l’arteterapia. All’Istituto Serafico di Assisi, che accoglie ragazzi e ragazze con gravi disabilità fisiche e mentali, per gli ospiti ci sono anche laboratori di musica, teatro e disegno. All’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, con il sostegno della Fondazione Chianelli, per i malati terminali di cancro recentemente è stata introdotta la musicoterapia.
Nel Centro disturbi del comportamento alimentare di Todi e in quello di Città della Pieve per il trattamento dei disturbi da alimentazione incontrollata e dell’obesità, sono diventati strumenti terapeutici la scrittura e la poesia. Di queste e di altre esperienze si è parlato sabato scorso in un convegno che si è svolto a Perugia, al Centro Sereni dell’Opera Don Guanella dove da circa tre anni gli ospiti di questa struttura per persone con deficit cognitivo dispongono di vari laboratori di arteterapia. In base alle “attuali conoscenze sul funzionamento del sistema nervoso, la sua efficacia – ha detto il direttore scientifico del convegno, il neurologo e psichiatra Massimo Piccirilli – è ormai documentata in condizioni cliniche quali la malattia di Parkinson, la malattia di Alzheimer, i disturbi del linguaggio, l’autismo, la disabilità intellettiva, l’epilessia, la depressione e il disagio psicosociale. Artisti e neuroscienziati concordano nel ritenere che l’arte è in grado di plasmare l’organizzazione del sistema nervoso modificandone favorevolmente il funzionamento, al punto da poter essere considerata uno dei processi culturali più efficaci nel promuovere uno stile di vita neuroprotettivo”.
Arte e cervello – ha aggiunto – sono strettamente connessi, e nel creare si sviluppano emozioni che aumentano il benessere fisico e le capacità cognitive. Negli Stati Uniti è stato compiuto un esperimento scientifico su due gruppi di bambini di 5 anni. Solo quelli di un gruppo hanno seguito training di musicoterapia fino all’età di 7 anni. Esami di risonanza magnetica hanno dimostrato che il loro cervello era cambiato rispetto a quello dei loro coetanei dell’altro gruppo e, soprattutto, che la musica li aveva fatti diventare più intelligenti e brillanti degli altri bambini dell’esperimento. L’arteterapia – ha riassunto il prof. Piccirilli – ha “la duplice funzione di strumento di diagnosi e di elemento terapeutico”, e “le diverse forme di arte hanno una specifica utilizzazione in base al problema da affrontare”.