Dal 1’maggio entra in vigore il Codice dei Beni culturali e del paesaggio, approvato il 16 gennaio scorso dal Consiglio dei ministri. Una nuova normativa che permetterà di conoscere meglio tutto il nostro patrimonio culturale, del quale, dal 1’maggio in poi, e questa è una delle novità principali stabilite dal Codice, farà parte anche il paesaggio. Altra novità sarà la valutazione dell”interesse culturale’ dei beni di proprietà dello Stato: un lavoro di verifica che spetta alle Soprintendenze regionali, di concerto con le soprintendenze di settore e che dovrà avvenire dietro richiesta dell’ente proprietario del bene. Anche in Umbria le soprintendenze si stanno preparando ad accogliere le domande, alcune delle quali sono già arrivate. “Queste dovranno essere formulate compilando un modello preciso- spiega il soprintendente regionale Luciano Marchetti – predisposto direttamente dal Ministero. Un lavoro che dovrà essere fatto su tutto il patrimonio regionale e che richiederà del tempo: per questo si è molto discusso sul termine dei 120 giorni, che non saranno sufficienti, entro i quali la Soprintendenza dovrà formulare questo ‘giudizio di interesse’. Le domande inoltre non dovranno superare un certo numero massimo per periodo”. Qual è la situazione in Umbria? “Non dovrebbero esserci grossi problemi: è una regione piccola e si ha una conoscenza del patrimonio regionale che deriva dall’esperienza del terremoto. Inoltre già è stata fatta la catalogazione di buona parte del patrimonio della regione, sia dalla Soprintendenza, che l’ha trasmessa alla Regione, che dalle diocesi”. Perché un Codice sui beni culturali? “La legge del 1939 era una buona normativa, ma ormai superata. Inoltre dopo la recente modifica del titolo V della Costituzione, che ha distinto l’attività di tutela da quella di valorizzazione, per cui allo Stato è stata conferita la tutela, mentre la valorizzazione è diventata un’attività concorrente con le Regioni e gli Enti locali, la situazione necessitava di un aggiornamento. Con il Codice queste due attività sono state meglio specificate”. Dal 1’maggio in poi anche il paesaggio verrà considerato un bene culturale. “Con il Testo unico si sono messe insieme le due leggi del 1939, quella sulla tutela dei beni culturali e l’altra sulla tutela del paesaggio. Con questa unificazione si è finalmente raggiunto un compromesso su una cosa che noi, come Soprintendenza, avevamo sempre desiderato: quella cioè di non avere più, in ambito paesaggistico, un compito censorio sull’attività della Regione. Ora potremo intervenire prima: sarà possibile cioè fare un discorso a priori nella programmazione, di concerto con i vari enti. Per cui il cittadino non sarà più soggetto al diniego di una approvazione che ha già avuto, ma già prima di cominciare saprà se potrà proseguire oppure no nel recupero o restauro dell’immobile di sua proprietà”. E per quanto riguarda la vendita del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato? “Anche su questa materia si è fatta chiarezza raccordandosi con le leggi precedenti, che già prevedevano la vendita. Con il nuovo Codice questa sarà obbligatoriamente legata al riconoscimento dell’interesse culturale, accertato il quale la Soprintendenza, potrà o no dare l’autorizzazione. Nel caso in cui il bene non venga riconosciuto di ‘interesse culturale’, e quindi potrà essere venduto, ci sarà anche la possibilità, qualora la Soprintendenza lo ritenga necessario, di imporre che l’immobile sia ‘soggetto a tutela’: per cui l’eventuale acquirente potrà utilizzarlo con finalità che rientrino entro certi ‘limiti massimi’ stabiliti”.
Anche il paesaggio sarà oggetto di tutela
Codice dei beni culturali. Marchetti: in Umbria la catalogazione è a buon punto
AUTORE:
Manuela Acito