Da internet, copia e incolla, e vai col liscio. La carta “Amicotreno” è un’offerta commerciale promossa dall’area Trasporto metropolitano e regionale delle Fs, per incentivare l’uso del treno eccetera eccetera. La carta Amicotreno è quindi destinata in primo luogo a coloro che, nelle fasce meno frequentate e nei giorni festivi, per percorrere itinerari posti nell’ambito di una stessa regione eccetera eccetera, o fra regioni confinanti, solitamente preferiscono utilizzare l’auto. In sostanza, si tratta bla bla bla di una tessera fedeltà, al tempo stesso carta sconto e carta servizi, con la quale le Fs si propongono bla ba bla. Amico treno.
Bene. Benissimo. Ma io del treno ho fatto un’esperienza che di amicale ha poco o nulla. Lunedì scorso, 4 giugno 2012. Devo andare a Roma. Prendo l’Eurostar? Bah, l’appuntamento è alle 13.30, perché affrettarsi? “Affrettarsi”, poi… l’Eurostar teoricamente è molto veloce, ma su questa nostra benedetta linea ferroviaria, Orte-Falconara, realizzata al tempo in cui nelle forre tra Spoleto e Terni circolavano ancora satiri assatirati che davano la caccia a ninfe assatirabili, l’Eurostar impiega appena un poco di tempo in meno dei treni regionali.
Ma l’interrogativo è un altro: treno amico? “Amico” di chi? Non certo mio.
Alle 9.30 ero in stazione a Fossato di Vico. Dovevo depositare in qualche luogo ad hoc il liquido che i diuretici quotidianamente da me assunti in quantità industriale formano nel mio organismo. Ma nella stazione di Fossato di Vico il bagno dei signori era chiuso con delle palanche da muratore, mentre dal bagno delle signore veniva un puzzo che non vi dico.
Salgo in treno e punto diritto sulla ritirata. Senonché. Il contenitore degli asciugamani di carta è vuoto. Il dispenser del sapone frigna un po’ e poi niente, non ti è concesso un milligrammo di detergente. La carta igienica non c’è. Il pedale che dovrebbe far giungere acqua al lavandino e quello che dovrebbe fare identico servizio al water… tacciono.
Ho odiato le Fs come non mai. Al punto che la sera, per tornare a casa, invece che quello per Ancona ho preso il treno per Avezzano. Quando me ne sono accorto, sono sceso precipitosamente a Lunghezza. E di nuovo, prima di tornare a Roma, quello stesso bisogno. E di nuovo un bagno indisponibile, quello del caffè della stazione di Lunghezza. Allora ho preso il coraggio in mano, e con il coraggio anche il pistolino, e ho orinato contro un muro di contenimento al centro della piazza della stazione di Lunghezza. Poi sono corso a Roma. No, non ce la farò a prendere l’ultimo treno per Ancona, quello delle 20.55. E invece ce l’ho fatta. Grazie all’Amico Treno, che è partito per Ancona con un’ora di ritardo. Amico treno: l’unica volta.