Lo scorso sabato 12 maggio si sono conclusi gli appuntamenti in programma della Scuola della Parola, organizzati dall’Azione cattolica della diocesi di Orvieto-Todi. In primo luogo da sottolineare la grande soddisfazione degli organizzatori per essere riusciti a fare intervenire nel corso dei 5 incontri relatori di grande spessore, e nella quasi totalità dei casi aventi ruoli significativi all’interno dell’associazione.
Nel corso appuntamenti l’intenzione era di far emergere il profilo del laico cristiano alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II, tema giudicato urgente già in occasione degli stati generali dell’Azione cattolica dello scorso 9 ottobre. I relatori di quell’evento avevano infatti posto l’accento su quanto ancora i laici dovessero prendere coscienza del proprio ruolo, o per meglio dire della loro identità e dignità di “sacerdoti, re e profeti”.
In questo articolo segnaliamo l’intervento, nell’ultimo incontro, dell’ex presidente nazionale (dal 2005 al 2008) Luigi Alici, con una relazione sul tema della lettura dei segni dei tempi.
Il relatore ha messo in evidenza prima di tutto come l’esercizio del discernimento non sia delegabile ad altri, ma qualcosa di personale. Per esercitarlo è necessario un metodo ed uno stile. Ha sottolineato come questo esercizio sia una sintesi “tra testa e piedi” che fa evitare uno spiritualismo disincarnato, e un camminare senza eludere l’orientamento verticale dell’uomo.
Alici ha poi fatto notare come oggi vi sia la tentazione di gettare la spugna e rintanarsi nella caverna degli interessi particolari, come ad esempio se stessi, la propria parrocchia, il proprio gruppo. La stessa tentazione del profeta Elia che invoca addirittura la morte.
Ha messo in luce alcune tentazioni attuali ad esempio voler “dettare l’agenda” a Dio, voler sentire la voce solo di quelli che ci dicono che “tutto va bene”… Ha ricordato che il profeta Elia riconobbe Dio in “una voce di esile silenzio”, quella con cui dobbiamo ritrovare la sintonia con quanto Dio continua a parlare; ma l’ascolto vero e la sequela che ne consegue hanno caratteristiche diverse dal successo e dagli applausi, in quanto seguono la logica della “semina a fondo perduto”, una strada dai tempi lunghi.
Quindi ha dettato alcuni indicatori concreti per fare discernimento, quali il silenzio, l’innocenza (come primato di cui parla il Vangelo), la povertà (grido del povero), la fragilità (come condizione dell’uomo).
Infine ha delineato le tre sfide che si pongono all’uomo, che sono la natura, le relazioni e la coscienza. Queste sono tutte sostanziali per la relazione con Dio, in quanto manifestano l’opportunità dell’incontro con Lui, e ne sono un richiamo.