Non riguarda ovviamente solo l’Italia il problema del sovraffollamento carcerario e delle relative difficoltà in cui si dibattono i governi di tutti i Paesi. L’inchiesta cominciata nel novembre 1998 dal Comitato organizzatore del Giubileo nelle carceri mediante l’invio di un questionario ai cappellani di 118 Conferenze episcopali, ha registrato risposte giunte complessivamente da trenta nazioni che riguardano una popolazione carceraria vicina alle 700 mila persone. Si è in questo modo cercato di conoscere, accanto alle domande di speranza e dignità dei detenuti, anche le norme giuridiche e le situazioni di fatto nel mondo della giustizia. I dati pervenuti, raccolti e catalogati – come a formare un quadro della situazione carceraria nel mondo – hanno evidenziato molteplici aspetti del problema: alla voce “Diritti umani” nel 48% dei casi si segnalano leggi contrarie alla dignità e ai diritti dell’uomo, talvolta per ignoranza; i detenuti chiedono anche pene alternative al carcere, l’abolizione della pena di morte e una maggiore tutela legale dei poveri; viene altresì evidenziata l’assurdità della legge laddove costringe alla detenzione i malati terminali ed i paraplegici e tetraplegici, nonché la discriminazione di diversi tipi nella “qualità” di espiazione della pena che, nella maggior parte dei casi, è di tipo razziale ed economico, ma anche politica e religiosa; altro tema la violenza all’interno delle strutture carcerarie senza che lo Stato si assicuri che i diritti dei detenuti siano rispettati. E si potrebbe continuare! Al fondo di tutto ciò vi è, purtroppo, il carcere inteso soltanto come castigo e come mera ritorsione sociale; adoperarsi per creare occasioni sempre nuove di riscatto per ogni situazione personale e sociale è obiettivo rieducativo sicuramente perseguito, ma ad avere la meglio, come spesso mettono in evidenza i cappellani, è quasi sempre il fallimento di ogni progetto di recupero. Parole diverse si sono tuttavia ascoltate dal presidente Ciampi che, nella sua recente visita “ricognitiva” alla Casa di reclusione di Maiano, ha affermato: “La condanna sospende il detenuto dalla società ma non lo esclude; il carcere genera dolore e disagi ma è una dura necessità sociale. Il sovraffollamento è il problema da risolvere, è l’ostacolo ad ogni programma di riabilitazione”. Gli ha fatto eco il ministro della Giustizia Castelli dichiarando che “A Spoleto si cerca di far convergere rispetto della dignità delle singole persone e disciplina della massima sicurezza”; ma ha anche aggiunto, rivolgendosi al Presidente della Repubblica, che “parlando di questa realtà spesso dolorosa e che vede coinvolti gli strati della società più deboli ed emarginati, è facile cadere nella retorica e dimenticarsi delle vittime”. L’intervento del Guardasigilli si è chiuso con l’impegno preso di “garantire, con responsabilità e pragmatismo, la sacrosanta sete di giustizia e l’esigenza di sicurezza richiesta dalla società civile”. I circa 450 reclusi di Maiano (di cui almeno un terzo sottoposto al regime duro del famoso 41 bis), rispetto ad altri penitenziari, vivono a livello ambientale in buone condizioni: hanno celle singole e svolgono tutti diverse attività anche per effetto di un protocollo d’intesa siglato tra l’Amministrazione comunale e il ministero di Grazia e giustizia da quasi due anni. Tutto questo rappresenta un aspetto positivo e concreto da prendere a modello, ma di sicuro non basta. Il Decreto legge varato di recente per realizzare nuove carceri, anche riconvertendo edifici esistenti, affronta “solo” il complesso problema degli spazi. Per ridare ai detenuti fiducia nel futuro occorrono altre iniziative e proposte ( ma anche a favore del personale penitenziario) che incarnino i valori della democrazia e il rispetto dei diritti umani. Per non lasciare posto solo alle parole mantenendo le cose così come stanno, occorre però riaffermare con convinzione quegli aspetti di pace e solidarietà, che lo stesso Pontefice ha messo ben in evidenza nel messaggio pronunciato nel corso della sua storica visita al Parlamento italiano lo scorso 14 novembre. Giovanni Paolo II nel suo articolato discorso ha anche detto: “Senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l’impegno di personale recupero in vista di un positivo reinserimento nella società”.
Alla scoperta di quella dignità che non conosce sbarre
A Maiano sono circa 450 i reclusi dei quali molti sottoposti al 41bis
AUTORE:
Aldo Calvani