Alla Chiesa di oggi

Nell’imminenza della sua passione, Gesù così pregò il Padre: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità” (Gv 17, 15-16). L’espressione rivela l’amore sconfinato di Cristo per l’umanità e nello stesso tempo la trepidazione con cui il Salvatore guardava alla missione che stava per consegnare ai suoi discepoli. Come creature, siamo chiamati a vivere nel tempo e a camminare insieme agli altri, totalmente coinvolti nelle vicende e nelle complessità delle situazioni. Il male e le difficoltà tuttavia fanno parte del cammino terreno. Siamo pertanto chiamati al discernimento, a scelte faticose, talvolta addirittura invise e umanamente controproducenti. Oggi, cosa ci chiede il Signore? Mi viene in mente ciò che disse Paolo VI: “Santa Chiesa di Dio: abbi coscienza della tua natura e della tua missione. Abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità e cammina povera, cioè libera, forte e amorosa verso Cristo” (cfr. Pensiero alla morte). Oso avanzare alcune proposte, con molti dubbi ma anche con la speranza di provocare l’attenzione e il contributo di confratelli e amici.Il valore di una persona non sta tanto in ciò che fa ma in ciò che è. Oggi si ha molta cura dell’esteriorità, mentre è in ombra l’interiorità. Eppure il compito della Chiesa è annunciare Cristo: “Che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato” (Gv 17,3). Troppe volte si dimentica questo fondamentale principio e ci si logora in attività di minore importanza, attratti dal facile consenso, da ciò che è gradito e popolare. In questo modo la religiosità rituale prevale sulla vera vita di fede, che è unione a Cristo e vita nuova nel suo Spirito. I grandi del passato ci ricordano che l’uomo ha bisogno di riflessione, silenzio, invocazione e preghiera quotidiana. Oggi la Chiesa, come è noto, ha visto ridurre il numero dei presbiteri e dei consacrati. In ogni diocesi si sta andando verso la creazione di zone pastorali. Si tende in altre parole a fare squadra, a mettere insieme le forze, ad armonizzare le varie vocazioni. Non c’è più spazio per l’individualismo e per le autonomie. Siamo tutti chiamati ad accogliere e a favorire queste nuove forme di vita pastorale. In fondo non è questo il segno con cui il Signore guida la sua Chiesa ad essere, in un mondo frantumato e litigioso, modello di unità e di comunione, ad essere “noi” piuttosto che singoli indipendenti e liberi? Addolorano le crisi che stanno colpendo numerosi nuclei familiari, la precarietà delle convivenze e l’ostentazione pubblica di atteggiamenti libertini. Il Papa ne ha parlato apertamente nella recente visita pastorale in Croazia e a San Marino. Alcuni noti giornalisti lo hanno apertamente criticato, come se fosse un uomo che vive fuori dalla realtà. Il disordine morale offende la bellezza e il pubblico decoro. La libera convivenza è segno di precarietà e di incertezza. Questi stessi personaggi sono arrivati a proporre la piena legalizzazione delle unioni di fatto, come se il matrimonio sereno e duraturo tra un uomo e una donna avesse perduto il suo valore umano e sociale. Ovviamente i comportamenti pubblici, quando sono diffusi, meritano attenzione, ma non possono diventare norma ratificata, poiché il bene comune prevale sui diritti soggettivi.Occorre destinare più tempo e più attenzione ai giovani. I loro parametri di riflessione sono diversi da quelli di un tempo. Sono tuttavia alla ricerca della felicità e dell’autenticità. Perfino tra coloro che sono travolti dalla tossicodipendenza – come è stato riportato, l’Umbria è in Italia al primo posto per morti da overdose, al quarto posto per la quantità di veleni venduti e in essa si smerciano ogni giorno circa 6.000 dosi di droga – c’è un forte desiderio di recupero e di normalità. In passato la Chiesa ha voluto che vicino a ogni luogo di culto nascesse una casa per accogliere poveri e pellegrini. Oggi ci vorrebbe che vicino ad ogni chiesa nascesse un oratorio, dove i giovani imparino a superare l’individualismo e si allenino alla vita comune e all’impegno per il bene comune.

AUTORE: Sergio Goretti