Siamo nel pieno della stagione della consegna delle pagelle scolastiche per tantissimi ragazzi e per un numero inferiore, ma sempre considerevole, nel corso degli esami di terza media, o a meno di una settimana da quelli di maturità. Non pare che, seppure i livelli di preparazione scolastica possano essersi abbassati, vi sia poi chissà quale lassismo. Anzi, tanti ragazzi sono vittime di ansie dalle radici misteriose e lontane e che forse non trovano direttamente sul piano scolastico il primo terreno di manifestazione, ma certo anche questo è parte integrante delle sfide che ha di fronte quella che alcuni hanno definito la “Xanax-generation”.
Come genitori non possiamo non interrogarci. Come affianchiamo i nostri figli in occasione delle prove? Oggi, per esempio, lo stesso arrivo delle pagelle ha perso un poco del fascino che aveva nel passato. Esse “escono”, come per magia, sui registri elettronici e rimbalzano sugli smartphone fra le generazioni senza quella ritualità che era connessa allo stesso supporto cartaceo…
Non che ora manchi la possibilità di questa condivisione, ma il rischio è che la mera informazione rubi il posto al calore di una reazione immediata e spontanea, a un entusiasmo condiviso, a una soddisfazione contagiosa, oppure, di converso, a una presa in carico di responsabilità che possa aiutare chi ha subìto una cocente delusione, o una vera e propria sconfitta a non sentirsi solo, a non viverla come un dramma insormontabile, ma se mai a essere supportato a recuperare il tempo perso, o la mancanza di impegno. Di fronte all’incapacità dei ragazzi di affrontare le prove con serietà, i genitori e tutta la comunità educante non
possono alzare le spalle con rassegnazione miope, o scaricare eventuali colpe su una generica complessità del presente. Non è vero che “si stava meglio quando si stava peggio”, così come non basta dire che oggi i ragazzi che vanno a scuola hanno troppe distrazioni o sono in balia dell’uso improprio della tecnologia. C’è senz’altro da vigilare sulle interferenze che la Rete e il mondo artificiale propongono alle percezioni quotidiane dei nostri ragazzi, ma questo non ci esimerà mai da un costante e indispensabile esame di coscienza sul ruolo della famiglia come presidio di umanità.
Quante situazioni e atteggiamenti diversi! C’è chi esterna preoccupazioni logorroiche e monopolizza tutti in casa… Ma c’è anche chi si chiude a riccio, non crede che ci sia spazio perché possa sfogarsi, o forse neanche lo desidera, con il rischio, però, di prendere qualche cantonata per eccesso di autoreferenzialità. Ci sono anche figli che paiono non dare il benché minimo problema e che, però, magari, negli anni avranno verso i genitori un senso di rivalsa perché a loro non si è mai data abbastanza attenzione.
Siamo chiamati a vivere queste settimane con spirito costruttivo e vigile, senza avere a nostra volta l’“ansia da prestazione” di chi vorrebbe essere in classe al posto dei figli, o peggio, proporgli scorciatoie più o meno lecite. Quella genitoriale è la fatica di chi affianca con pazienza artigianale, fatta soprattutto di ascolto mite, attento a non accusare gli insegnanti per ogni minimo insuccesso, ma al contempo facendo sentire ai ragazzi che sempre saremo dalla loro parte.
Giovanni M. Capetta