‘Il valore dell’accettazione, il valore della vita’: questo il tema trattato il 9 febbraio a Spagliagrano alla Scuola della Parola, un appuntamento mensile cui partecipano circa 100 persone, soprattutto giovani. Dopo la prima parte con catechesi del Vescovo e adorazione eucaristica, nel post-cena, Elena Marcucci, infermiera al reparto maternità presso una clinica privata di Roma e laureanda in Bioetica, ci ha dato l’opportunità di riflettere sulle situazioni in cui al feto viene diagnosticata una malattia che porterà quasi sicuramente alla morte. Che fare? Questa è la domanda che si pongono i genitori alla terribile notizia. La via più semplice sovente sembra essere quella dell’aborto dal momento che si pensa non abbia senso far nascere un bambino che nel migliore dei casi morirà poco dopo esser nato. No all’aborto, sì alla terapia e all’accompagnamento del figlio terminale. Questo il grido e l’impegno dell’associazione La Quercia Millenaria. Un figlio non si ama in base ai grammi e alle settimane di gestazione, ma a lui va data la dignità e l’amore che chiede, proprio come Dio dona a ciascuno. Sono quindi necessari cure in utero, controlli continui e immenso amore fino all’accompagnamento alla morte, a quel passaggio che prima o poi tocca a ciascuno. Ci è stato testimoniato che dei figli diagnosticati terminali sono nati ed ora hanno una vita serena. Alcuni dopo diversi interventi sono anche guariti. Renzo Tettamanti, cardiologo di Città di Castello, ci ha poi aiutato a riflettere su come in ciascuno di noi ci sia la bellezza e l’unicità del creato e una mamma che abortisce volontariamente diventa, per la sua sofferenza, una mina vagante. Ecco allora l’importanza del ragazzo o marito, con la sua tenerezza nel donarsi alla ragazza o moglie aiutandola a prendere consapevolezza di sé e della propria maternità, perché la tenerezza non è solo nell’unione tra uomo e donna ma soprattutto nella tranquillità di sapersi amato. In Italia ogni anno vengono fatti 5 milioni di aborti, con 5 milioni di mamme che spesso soffrono perché non amate e lasciate sole. L’impegno del dott. Tettamanti è quello di creare ospedali di vita e non di morte, perché un figlio è sempre un dono. Marco chiese a papà Massimo: ‘Papà, perché in tv non parlano di Francesco?’. Già, in tv una bella notizia che un fratellino diagnosticato ‘morto’ sia vissuto 33 ore (e non morto dopo 33 ore) non fa audience. Un bambino che vola in cielo e una famiglia che grazie a lui cambia stile rivolgendo gli occhi al cielo non fa audience. Appuntamento all’8 marzo.
Accettare è un valore
SCUOLA PAROLA. Incontro sul 'sì' alla vita nascente
AUTORE:
Gaia e Sofia Corrieri