Accelerare l’unità

Ecumenismo. Al convegno in preparazione all'Assemblea di Sibiu del 2007, a Terni, si riparte dalla 'Charta ecumenica'

Il Convegno ecumenico nazionale, tappa italiana del percorso della terza Assemblea ecumenica europea (Sibiu, settembre 2007) si è svolto a Terni dal 5 al 7 giugno (vedi l’appello finale a fianco). Il Convegno ha avuto per tema la Carta ecumenica, firmata a Strasburgo il 21 aprile 2001, che contiene le linee guide per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa (vedi la dichiarazione finale a fianco e l’articolo di cronaca in pagina diocesana di Terni). Il convegno ha trovato la sua ispirazione nel tema indicato per l’Assemblea di Sibiu: ‘La luce di Cristo illumina tutti’. Ma la Carta ecumenica si dovrebbe scrivere ‘Charta oecumenica’ per significare la sua importanza di documento ufficiale, frutto di lunga maturata riflessione, sottoscritta non da semplici teologi o pastori, ma da rappresentanti ufficiali della Chiese europee, sia dalle Conferenze episcopali cattoliche, rappresentate dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), sia dalle Chiese ortodosse e protestanti raggruppate nella Conferenza delle Chiese europee (Kek) e firmata dai presidenti dei due organismi, il metropolita Jérémie e il cardinale Miloslav Vlk. L’Europa è l’unico continente ad avere una rete ufficiale di rappresentanti delle Chiese che unisce operativamente i vertici delle comunità cristiane ed ha già realizzato due Assemblee ecumeniche europee: quella di Basilea nel 1989 e quella di Graz del 1997. È proprio nel contesto di queste assemblee che si è sentita l’esigenza di sviluppare e accelerare il dialogo tra i cristiani europei, quasi come per una responsabilità derivante da un senso profondo di disagio e di peccato: dall’Europa si è diffusa nel mondo cristiano la divisione; dall’Europa deve partire il processo di riconciliazione e unificazione. Questa è la logica della Charta oecumenica di cui si è parlato a Terni. Vi sono tracciate, come suona il sottotitolo, le ‘linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa’, in dodici scarni punti, ognuno di quali si conclude con la formula: ‘Ci impegnamo’. Pur non avendo un valore strettamente giuridico, come ha dimostrato il prof. Feliciani della Cattolica, il documento comporta una seria presa di coscienza da parte delle Chiese firmatarie, sulla base del naturale principio pacta sunt servanda e del precetto divino dell’unità nella carità. Oltre all’appassionato appello di mons. Aldo Giordano, segretario Ccee, vi è stato un realistico e lucido esame di coscienza di Fulvio Ferrario, docente della Facoltà valdese, destinato a scuotere i ‘conservatori’ delle Chiese protestanti italiane. Una piccola nota riguarda il n. 12 della Charta, scritta nel 2001, prima dell’11 settembre. Forse questo e altri punti potrebbero essere approfonditi.

AUTORE: E. B.