A titolo di lucignolo

ABAT JOUR

L’ultimo, fioco sprazzo di questa mia baluginante abat jour, sette giorni or sono, in tema di lucignoli fumiganti e canne incrinate. Baluginante: non funziona bene la presa elettrica. È una presa vetusta; la riportò dalla campagna d’Etiopia uno prozio che, subornato alla retorica bolsa con la quale Gabriele D’Annunzio catturava schiere di mezze calzettte come lui, partecipò con entusiasmo alla tragicomica trasformazione di Vittorio Emanuele III da Re d’Italia a Imperatore d’Etiopia ed entrò ad Addis Abeba al seguito del gen. Graziani: giusto il tempo per rendersi conto che la guerra, oltre che inutilmente crudele, sa essere anche tragicamente stupida. Tornò subito a casa; e come personale ricordo sottrassse quella presa alla fureria del suo reggimento.Da qui le intermittenze luminose della mia abat jour. Ma chi ha voluto capire ha capito. Noi cristiani non posiamo interessarci dei fratelli più deboli solo in nome di Lord Beveridge e dello Welfare State che lui ha “inventato”. No. Prima di lui c’è Isaia: “Da questo riconoscerete che il Messia è in mezzo a voi, dal fatto che non spegne ma rianima i lucignoli fumigati, e non finisce di spezzare ma rabbercia le canne incrinate”. E allora bisogna che i lucignoli fumiganti li collochiamo sull’altare al posto dei ceri da 12 cm di diametro: fanno meno luce, ma è una luce più schietta. E la canne incrinate le mettiamo sull’altare nei vasi dei fiori, insieme ai garofani, ai gigli e alle rose: non emettono odore, ma quando la gente capisce di che si tratta, fanno un gran bel vedere. Fuor di metafora, in cima alla collina di Prepo è stato realizzato un bellissimo oratorio, dedicato a John Paul II, accanto ai due gruppi di minus habentes: i lucignoli fumiganti della Comunità di Capodarco di Perugia (quella di Francesca Bondì), e le canne incrinate della Comunità di Capodarco dell’Umbria, quella agganciata a noi di Gubbio. Quanti anni è che esiste il John Paul II? Ebbene, non solo i giovani avventizi, ma anche gli educatori di quell’oratorio non si sono mai degnati di una visita alle due comunità. Eppure il motto di quella bella realizzazione pastorale è DUC IN ALTUM, vai al largo, dove il mare è profondo, e immergiti: a qualche buon metro sotto il pelo dell’acqua incontrerai un tale che a suo tempo s’impegnò a lungo a decorare le pareti del “repartino” con i propri escrementi, e una ragazza invalida al 110% che si sta laureando in Economia, e un quasi-monsignore che a suo tempo fu rovinato da 20 anni di “lavoro” presso il ministero della Finanze di via XX Settembre. Sono solo i casi che conosco personalmente: E mi sembrano lucignoli fumiganti e canne incrinate, aventi diritto alla sfacciata parzialità dei giovani cattolici che, lì vicino, si propongono non una navigazione di piccolo cabotaggio, ma un DUC IN ALTUM che dovrebbe riempire i loro polmoni di ossigeno Doc.

AUTORE: Angelo M. Fanucci