Le elezioni non saranno un’occasione magica, di radicale cambiamento positivo. Per questo ci vuole ancora tanto tempo e tanta conversione. Ma possono essere un’occasione propizia per alcune riflessioni di fondo, sul valore della politica e sull’effettivo coinvolgimento di un maggior numero di cattolici seri. Questo dei cattolici seri più coinvolti in politica è un desiderio più volte espresso dai vertici della Chiesa cattolica, ma il progetto va preparato per tempo con una scuola rigorosa, dove la formazione evangelica e spirituale sia perlomeno pari a quella della dottrina sociale della Chiesa. Dobbiamo far passare un forte imperativo: meno carriera e più missione, dove può capitare quasi sicuramente di essere crocifissi, ma per il sincero bene di tutti, a partire sempre dai più piccoli e poveri. In attesa di questa svolta, che però non comporti tempi biblici, può essere utile scambiarci qualche riflessione di contorno, in famiglia, per liberare il campo da pericolosi equivoci. Non vale l’idea che far politica sia come fare una cosa sporca. La sporcizia c’è già, e tanta, ma non dobbiamo lasciarci condizionare. Si può togliere e sostituire con progetti più umani, ma ci vuole tanto coraggio e tanta perseveranza. È qui che bisogna cambiare mentalità. Siamo cristiani per questo, per seminare una nuova umanità, quella testimoniata e predicata da Gesù Cristo, uomo nuovo. C’è una bellissima espressione della liturgia quaresimale che sintetizza il valore della vocazione cristiana con riferimento ai due termini essenziali, amore e umanità: i cristiani sono quelli che camminano “sulle orme di Cristo, maestro e modello dell’umanità riconciliata nell’amore” (quinto prefazio della Quaresima). Per questo la politica non solo non ci è estranea, ma è il luogo privilegiato dell’azione dei cristiani nel mondo. Perché la Chiesa interviene ufficialmente con la sua dottrina nelle questioni sociali, economiche e politiche? Perché Benedetto XVI scrive la Caritas in veritate, richiamando fedelmente il pensiero dei suoi predecessori, in particolare di Paolo VI (Populorum progressio)? Perché alla Chiesa interessa soprattutto l’uomo, che non deve diventare egoista e pensare solo ai fatti individuali suoi, ma al bene di tutti, al bene comune: a questo deve orientare la politica e l’economia, altrimenti si passerà di crisi in crisi, dimenticando la vera finalità umana della politica e dell’economia. Sento già le mille obiezioni storiche: c’era un partito dei cristiani, perché l’avete lasciato affondare? Non è anzitutto questione di un partito dei cattolici, che può esserci come non esserci. È questione di cristiani che si sentano fortemente impegnati nel sociale per cambiare la qualità della vita, che non smettano di lottare per umanizzare questo mondo. È questa la nostra vocazione, insieme a tanti giovani che aspettano solo di sentirsi trascinati da veri testimoni (non è vero che non capiscono), e insieme a tanti uomini di buona volontà, che non capiscono più la politica odierna, ma amano ancora questa nostra umanità.
A proposito di elezioni
Parola di Vescovo
AUTORE:
† Giovanni Scanavino *Vescovo di Orvieto - Todi