Le celebrazioni del Corpus Domini hanno avuto inizio, come da antico calendario liturgico, giovedì 30 maggio con la messa in duomo, seguita dalla processione nelle vie intorno alla cattedrale. Il vescovo Benedetto Tuzia, che per la prima volta ha celebrato questa festa in diocesi, ha evidenziato che la porta che si apre per portare l’eucaristia a tutti ci dà il senso dell’unità, della nostra dignità, del nostro valore, di quanto ognuno di noi è amato, sottolineando altresì come, in questo giorno, la festa si svolga in un tono forse più familiare, ma certamente con la stessa solennità del cuore.
In effetti, per la città di Orvieto la festa del Corpus Domini non è solo una solennità della Chiesa universale, ma il senso della sua identità, della sua storia, del suo patrimonio artistico. Come ogni anno, Orvieto avverte quasi la responsabilità di mostrare a tutti il profondo ed intimo legame che la unisce a questa festa, che proprio qui, nel 1264, fu istituita e che ancora oggi viene vissuta e celebrata da tutta la popolazione con una fede intensa e una viva partecipazione.
Nel solenne pontificale di domenica scorsa, il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, ha ricordato che “il mistero del Corpo e Sangue di Gesù ha voluto lasciare in questa terra un segno speciale della sua predilezione”. Citando san Basilio, ha poi rammentato che “ogni celebrazione è l’incessante memoria di colui che è morto e risorto per noi”; la memoria ebbe inizio dalle stesse parole di Gesù, che diede il comando perché non si esaurisse tutto in quel momento, istituendo così non solo l’eucaristia, ma anche il sacerdozio, che è quindi in funzione dell’eucaristia”.
“Proprio nell’eucaristia – ha precisato il cardinale – i cristiani trovano l’unità della fede e conoscono l’amore di Cristo che è la manifestazione del mistero del Padre. In Gesù abbiamo potuto conoscere fino a che punto Dio ci ama, e il suo sacrificio ristabilisce ha posizione di grazia tra Creatore e creatura”.
Sottolineando poi il profondo legame di questa solenne celebrazione con l’Anno della fede, si è rivolto agli orvietani dicendo: “Qui Gesù ha voluto prendere una dimora nel momento in cui lo avete ospitato in questo segno straordinario che è stato l’evento prodigioso. Voi l’avete accolto con la vostra fede, e ogni anno gli manifestate l’affetto per questa dimora”.
Una fede intensa, che ha saputo raggiungere le vette alte della cultura e dell’artigianato, mirabilmente espresse nel Corteo storico in costumi medievali che ha scortato il Ss. Sacramento, esposto sul sacro Corporale, per tutte le vie principali della città. Privilegio e grazia straordinari per Orvieto, ma anche impegno a cogliere i frutti di condivisione, ospitalità e sacralità in questa festa così antica, ma sempre nuova e profondamente amata.
Gli eventi del 2 giugno dalle 6 del mattino alla sera
La domenica del Corpus Domini le celebrazioni in duomo sono iniziate alle ore 6 con l’ostensione del sacro Corporale e la messa, alla quale partecipano moltissimi fedeli e i pellegrini che nella notte hanno percorso la Marcia della fede ripercorrendo le strade che il sacro lino fece fino ad Orvieto, ove lo attendeva papa Urbano IV. Altro momento molto significativo è quello della benedizione eucaristica sul sagrato del duomo, al termine della lunga processione per le vie della città, dopo la quale il Corporale viene solennemente esposto dietro l’altare maggiore. Nel pomeriggio, sempre in cattedrale, si è svolta un’ora di adorazione eucaristica in comunione con il Papa in San Pietro e con tutte le Chiese del mondo: un segno speciale di unità e di universalità, che ha dato un senso ancora più profondo alla festa in occasione dell’Anno della fede. Alle 18, come di consueto, si è celebrata l’ultima messa, al termine della quale avviene il rito della riposizione del Corporale nel reliquiario della cappella ad esso dedicata. Un rito particolarmente amato e toccante che, fino all’anno scorso, era guidato da don Italo, parroco della cattedrale, il quale, vedendo i volti quasi dispiaciuti dei pellegrini accalcati nella cappella di fronte alla chiusura delle porte, invitava sempre a non restare attoniti come gli apostoli al momento dell’Ascensione e a credere che il Signore è vivo ed è con noi. Alla fine della serata, nella chiesa di San Francesco, si è poi tenuto il concerto da camera della Filarmonica del Trasimeno, impreziosito dalla voce del francescano frate Alessandro; concerto organizzato come ogni anno a scopi benefici dai Cavalieri del Santo Sepolcro.