Un paio di mesi fa Carlo Casini iniziava così una sua conferenza: ‘Quando sono cominciato io? Cominciai quel giorno, in quell’ora, da quell’atto di amore tra mamma e papà… Allora io cominciai ad esistere, proprio io che sono sempre lo stesso pur modificandomi in seguito nel corpo e nelle abitudini, e non un altro da me, con una vita personale, inconfondibile, irripetibile tra miliardi e miliardi di altre vite!’. È il prodigio d’ogni vita che sboccia e che all’origine del suo cammino nella storia ha nome embrione. Se avessero distrutto quell’embrione io non esisterei. Ciò vuol dire, allora, che l’embrione è prezioso; ha una sua innata dignità di vera vita umana, che va rispettata ad ogni costo ed è indispensabile per chiunque. Angelo L. Vescovi, il più noto e importante studioso di cellule staminali, in un convegno all’Accademia dei Lincei, ha sostenuto con forza ‘la dignità dell’embrione e il suo riconoscimento come vita umana a tutti gli effetti’, confessando che ‘nella mia scala di valori di laico e agnostico, il diritto alla vita dell’embrione precede inequivocabilmente il diritto alla procreazione’. Ecco perché la difesa dell’embrione, al di là di manipolazioni più o meno interessate, è diventata la frontiera della battaglia pro o contro la vita, il test di verifica d’una antropologia veramente rispettosa dei diritti della persona umana. Ed è questo il senso del prossimo referendum sulla legge 40. Essa è nata dopo un lungo approfondito dibattito in Parlamento per mettere ordine nel far west procreatico, aperto a tutte le avventure dell’ingegneria genetica (donazione umana, mamme-nonne, figli senza paternità certa, manipolazioni e sperimentazioni arbitrarie ecc.). Difendere la vita anche nella sua forma embrionale non significa andar contro qualcuno, ma semmai schierarsi coraggiosamente a favore della ragione e della scienza, quella non viziata da pregiudizi ideologici o da interessi economici. La morte ingiustamente incussa anche all’inizio d’un processo vitale, portatore – come dice il prof. Dalla Piccola, genetista di fama – d’un programma biologico unico e irripetibile che proseguirà per tutta la vita d’una persona, è un delitto contro la vita: e occorre gridarlo forte in una società che blandisce cultura di morte. Anche la ricerca deve sottostare all’etica, ed anzi i veri scienziati si sono già incamminati con successo scientifico su percorsi eticamente sostenibili: vedi l’uso delle staminali adulte adottato dal già menzionato prof. Vescovi. Tali questioni quanto mai difficili ed eticamente delicate non possono essere decise con un referendum legato a slogan emotivi che falsano la realtà, o a scelte di dubbia consapevolezza da parte di chi non conosce la complessa materia, ma vanno affidate, com’è già avvenuto, al serio dibattito dei competenti nelle sedi appropriate (il Parlamento). Per questo il Forum delle famiglie ha promosso i comitati ‘Scienza e vita’, composti da persone di varia estrazione culturale religiosa politica, che avvertono la delicatezza e la gravità del momento e propongono, per riportare il dibattito nell’alveo della scienza e non dell’emozione, l’astensione dal voto, che è poi un doppio no: no ai quesiti referendari e no all’uso distorto dello strumento referendario, in quanto la vita non può essere messa ai voti. D’altra parte la scelta motivata del non voto è anch’essa una scelta politica e pienamente legittima, che intende anche richiamare l’attenzione di tutti sul dramma d’un relativismo morale che sta sovvertendo i principi fondamentali del nostro vivere sociale.
A difesa della vita umana
AUTORE:
' Giuseppe Chiaretti