Quindici ragazzi e la loro voglia di rendersi utili agli altri. Il gruppo dei giovani missionari della parrocchia Immacolata Concezione di Terni, ossia ragazzi di 10 e 11 anni che hanno ricevuto il sacramento della comunione lo scorso maggio, tramite il gruppo Caritas e il parroco don John McElroy, viene a conoscere le difficoltà in cui vivono alcuni carcerati nella vicina casa circondariale a vocabolo Sabbione, ai quali servono indumenti e materiale per l’igiene personale.
Nasce allora l’idea di realizzare, nel periodo natalizio, dei piccoli oggetti fatti da loro con materiali di recupero da vendere in parrocchia nelle messe domenicali. È un gran successo. I loro lavori trovano subito tantissimi estimatori ed acquirenti. L’entusiasmo è alle stelle. Subito con il ricavato della vendita si acquistano confezioni di sapone, detersivi, kit per l’igiene personale, indumenti intimi, maglie e giacche raccolte in tanti scatoloni. I volontari della Caritas, che operano nel Centro di ascolto all’interno del carcere, incontrano i ragazzi, spiegano che il loro è stato un gesto davvero meritevole che farà felici molti detenuti che non hanno nulla, specie quelli che hanno le famiglie lontane o che li hanno abbandonati. Tanta è la curiosità dei ragazzi che continuano a fare domande per conoscere un po’ di più la vita del carcere e come trascorrono le giornate i detenuti. Un colloquio vivace e partecipato che ha segnato il cammino missionario di questi ragazzi e che si è tradotto anche in un contatto epistolare con i detenuti.
“Credo – commenta il direttore della Caritas Claudio Daminato – che sia una bella e importante testimonianza, quella vissuta alla parrocchia dell’Immacolata Concezione, di come nella semplicità si riesca a realizzare gesti di amore che aiutano a migliorare il mondo in cui viviamo. Il carcere è una realtà lontana da noi che spesso non rientra nei nostri canoni d’amore, ma questa esperienza ci deve aiutare a ricrederci, perché ognuno di noi possa fare qualcosa per coloro che si trovano in una situazione difficile, anche se dovuta a sbagli che sono stati fatti nella propria esistenza. Credo che la letterina che questo ragazzo di dieci anni ha voluto inviare ad una persona reclusa sia un grande esempio di tutto questo”.
“Salve! Sono un bambino di 10 anni; io non ti conosco ma so già che questo non è un buon periodo per te. Sono curioso di sapere chi sei, ma purtroppo non ci possiamo conoscere, anche se sarebbe bello per me e per te. Ora però per toglierti questa tristezza ti racconto una barzelletta: Che cosa fanno due carabinieri su una barca che affonda? Sparano per fare uscire l’acqua! – Hi hi hi… (risata). Ti senti già un po’ meglio, vero? Spero che tu possa uscire presto. Saluti”. La letterina è firmata.
A 10 anni diventano amici dei carcerati
A Terni iniziativa dei “giovani missionari” della parrocchia dell’Immacolata Concezione
AUTORE:
Elisabetta Lomoro