Il 18 novembre, conversando con i giornalisti durante il volo di andata a Cotonou capitale del Benin, uno dei 54 Stati dell’Africa, per la promulgazione del documento del secondo Sinodo africano tenuto Roma nell’ottobre del 2009, Benedetto XVI ha detto che l’Africa è “il polmone spirituale del mondo, vi si trova un umanesimo fresco, e il Continente mostra una riserva di vita e di vitalità per il futuro su cui possiamo contare”. Frase ripetuta anche nella sua esortazione post-sinodale (ai nn. 13 e 177). Io, da 40 anni nel ministero missionario in Africa, ne sono più che convinto! L’Occidente secolarizzato e tecnologico, per recuperare la gioia di vivere che sgorga da valori spirituali profondi e dal contatto con la natura ha bisogno di una iniezione di Africa. Come avviene in non poche squadre di calcio: l’arrivo di atleti africani fa nascere il sole. Negli Stati Uniti durante il Novecento furono i discendenti degli schiavi neri a rilanciare la fede e la spiritualità cristiane con i famosi spiritual, un insieme di canto e musica, preghiera e poesia, invocazione e speranza, tristezza per la schiavitù e gioia già posseduta nella fede. Comboni nel 1864 sintetizzò il suo programma e metodologia missionaria con lo slogan “Rigenerare l’Africa con Africa”.
Oggi dovremmo aggiungere: rigenerare l’Africa e il resto del mondo con l’Africa. La scienza antropologica ci assicura che l’avventura umana iniziò in Africa: i primi uomini apparvero in Etiopia, Kenya e Tanzania. Da qui cominciarono ad emigrare verso gli altri Continenti. Oggi un nuovo afflato dall’Africa, spirituale e umano, religioso e sociale può ringiovanire il mondo. Parole chiareI due Sinodi africani del 2011 hanno affermato con forza il compito globale dell’Africa. Giovanni Paolo II nella esortazione apostolica Ecclesia in Africa spronò la soggettività religiosa motivando gli africani a portare la fede accolta con entusiasmo sia in quelle zone del Continente non ancora evangelizzate che nel resto del mondo. Missione religiosa! Benedetto XI, con il nuovo documento “L’impegno dell’Africa” (Africae munus), precisa e affida la missione sociale di promuovere la riconciliazione, la giustizia, la pace e la conservazione del creato come frutti visibili e convincenti della fede. Una soggettività emersa con forza a Roma nel mese di ottobre 2009, quando i vescovi, i religiosi/e e i laici/che che rappresentavano l’Africa mostrarono una dignità, una confidenza in se stessi e un coraggio mai visti prima. Sia nell’aula sinodale sia in altri incontri e dichiarazioni collaterali, gli africani parlarono con sicurezza, franchezza e competenza. Fu evidente a tutti che erano molto meglio preparati che in altre occasioni! Un’Africa che si sta definitivamente sbarazzando di ogni complesso di inferiorità.
“Alzati e cammina”, la frase della Bibbia rivolta da Gesù e da Pietro e Giovanni ai paralitici, è usata tre volte nel documento (nn. 32, 147, 173). Niente di più appropriato! Ora l’Africa, nel contesto della interdipendenza del mondo globalizzato, può definitivamente stare in piedi e camminare a passo sostenuto, come i suoi maratoneti che collezionato medaglie d’oro in tutti gli stadi del mondo. Entusiasmo per la vitaAl centro della prima parte del documento dal titolo: Ecco, io faccio nuove tutte le cose, c’è una lunga sessione sulla “visione africana della vita”. È il grandissimo capitale su cui gli africani possono contare. L’entusiasmo di esser vivi, la gioia di aprire gli occhi e contemplare il creato, incantati come sono dalle infinite bellezze degli orizzonti africani (79-80), che attirano tanti turisti e che contagiano i visitatori con il “mal d’Africa”.
Vita accolta con gioia quando nasce un bambino, celebrata in famiglie con una media di 3 figli e oltre; vita affermata da una fauna e flora con incredibili varietà di animali e piante. Vita che varca i confini della morte fisica con la fede in Dio, con il contatto con antenati, con gli spiriti e con i santi. Vita anche tremendamente minacciata (69-80) dall’Aids, dalla malaria, dalla droga, dalla violenza spicciola e da guerre sistemiche spesso sostenute e armate dall’esterno, da epidemie causate dalla mancanza di acqua potabile, dalla malnutrizione e fame, dal deserto che avanza, dall’aborto spesso imposto su donne inermi.
La Chiesa ha una formidabile tradizione di servizio alla vita (139-141). Il presente documento vuole rilanciare con forza un canto alla vita fatto non solo di parole ma di iniziative concrete, a due livelli: primo, a livello di diffusione della cultura della vita (nn. 70, 139) che combatta la cultura della morte, attraverso l’educazione e i mass media; secondo, attraverso una rete di aiuti alla vita che vada oltre i dispensari e gli ospedali che la Chiesa ha costruito e amministra in tutta l’Africa. Il servizio alla vita recupera anche la riconciliazione e l’ecumenismo (92-96) con l’invito a tutte le religioni a darsi la mano per sostenere la vita a livello umano, ecologico e cosmico. Ecco la vera manifestazione della fede: il servizio alla vita. Questa è la sintesi del messaggio che l’Africa rilancia al mondo.