Alcol: parliamone lucidamente

Alcol e giovani: consumo in costante diminuzione, ma restano i pericoli della “cultura dello sballo”

Il 4 novembre si è tenuto a Perugia un seminario durante il quale è stato presentato un supplemento della rivista Salute e società dell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol, dal titolo “I giovani e l’alcool: consumi, abusi, politiche – una rassegna critica multidisciplinare” a cura di Franco Prina ed Enrico Tempesta; editore Franco Angeli, 250 pagine, prezzo 23 euro. Sono tante le riflessioni offerte dal seminario “Giovani e l’alcool, consumi, abusi, politiche” svoltosi nei giorni scorsi a Perugia per iniziativa dell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol, in collaborazione con il Centro sperimentale per l’educazione sanitaria, la Regione e la Fondazione Lungarotti. Le statistiche – ha detto la sociologa Franca Beccaria – indicano che negli ultimi dieci anni il consumo dell’alcol, in tutte le fasce di età, è in costante diminuzione. Si è passati dai 20 litri annui pro capite degli anni Sessanta agli 8 del 2010, con una previsione di scendere a 6 litri nel 2015. Si beve però di più fuori pasto ed è in aumento il binge drinking in stile Nord-Europa, cioè la consumazione di 6 o più bicchieri in un’unica occasione. Si stanno diffondendo mode pericolose come il pub crawling, con una sorta di tour tra pub dove si può bere illimitatamente fino ad ubriacarsi spendendo 20 euro. Ci sono poi anche agenzie che organizzano “vacanze alcoliche” in Norvegia ed altri Paesi del Nord dove il consumo dell’alcol è molto più diffuso che in Italia. Si comincia a bere a 13 anni e talvolta anche prima. In aumento il consumo tra le donne, con una incidenza preoccupante tra le ragazze da 11 a 15 anni. In sintesi – ha sottolineato la sociologa – i giovani di oggi hanno una cultura diversa del bere rispetto ai loro coetanei delle generazioni precedenti, ma non consumano più alcool. Nella cosiddetta civiltà contadina si beveva molto di più, con gravi conseguenze per la salute. Il bere – ha detto Maria Antonia Modolo, del Centro sperimentale per l’educazione sanitaria dell’Università di Perugia – è per i giovani un’occasione per stare insieme. “Chi arriva nel centro di Perugia trova solo pub. Servono dunque – ha proseguito – politiche che creino altre occasioni e punti di aggregazione tra i giovani”.Il prof. Enrico Tempesta ha sottolineato l’importanza della prevenzione, anche in età infantile e comunque nei momenti più delicati dell’adolescenza “prima – ha detto – che i buoi siano scappati dalla stalla”. Importante è la collaborazione ed il coinvolgimento responsabile degli esercizi pubblici. Vittime, non colpevoli “No a questo allarmismo spettacolare senza fondamento di giornali e televisioni che continuano a presentare tutti i giovani come ubriaconi”. Per Lamberto Briziarelli, del Centro sperimentale per l’educazione sanitaria dell’Università di Perugia, “si dà a loro, le vittime, la colpa di un sistema che promuove questa cultura dello sballo con l’alcol, che serve a vincere l’isolamento dei giovani. Se vogliamo aiutarli con i vari tavoli interistituzionali dei quali si è parlato in questo convegno – ha detto – dobbiamo chiamare i giovani ad esserne partecipi e protagonisti”. La platea, costituita da studenti del corso di laurea in Scienze infermieristiche, lo ha rumorosamente applaudito. Per Briziarelli, che ha tratto le conclusioni del seminario, il “problema grosso sono le famiglie che hanno la maggiore responsabilità nella educazione dei giovani”. Anche “scuola ed università – ha detto – hanno molto da fare”. Dal seminario è infatti emerso che in questi ultimi anni ci sono state molte difficoltà nel coinvolgere le scuole in progetti innovativi su questi temi. “Se vogliamo incidere realmente – ha concluso – su questo falso allarmismo, sulla speculazione e costruzione di falsi bisogni, su un commercio privo di regole, dobbiamo farlo tutti insieme”. Il bere mediterraneoMaria Teresa Severini, della Fondazione Lungarotti, uno degli enti promotori dell’iniziativa, ha espresso la sua “amarezza” per una “condanna generalizzata dell’alcol” che considera il “vino alla stregua delle misture di superalcolici sempre più criminali” servite ai giovani in feste e locali pubblici. Il vino invece – ha detto il prof. Tempesta – fa parte di quella cultura del “bere mediterraneo”, della ritualità dello stare insieme a pranzo, in famiglia o tra amici. Una ritualità che era anche “un fattore protettivo” per bambini ed adolescenti. Le risposte delle istituzioni regionali umbreNicoletta Vinti, dell’assessorato alla Cultura ed alle politiche sociali del Comune di Perugia, ha detto che l’Amministrazione ha scelto di “dare contributi ai ragazzi su progetti dei ragazzi” fornendo anche le sedi per quattro associazioni giovanili. È stato anche creato un “Tavolo sulle nuove generazioni” con la presenza di Università, Asl, Provincia, Coni ed altre associazioni. Purtroppo – ha detto – c’è una difficoltà di comunicazione con le realtà giovanili, che creano una sorta di sbarramento nei confronti di messaggi istituzionali, anche se diffusi con i social network. Luciano Bondi, della sezione Alcologia Asl 2, e Sonia Biscontini, del dipartimento Dipendenze Asl 3, hanno illustrato le attività dei rispettivi enti. La Biscontini ha tra l’altro ricordato che il 30 per cento degli incidenti stradali sono conseguenza dell’uso di alcol, così come il 10 per cento degli incidenti sul lavoro ed il 12 per cento dei casi di violenze su donne e minori. Angela Bravi, della Direzione regionale salute, ha detto che la Regione deve confrontarsi quotidianamente con la carenza di risorse. La sua azione – ha spiegato – punta alla collaborazione interistituzionale, alla educazione e promozione della salute, ad un profondo rinnovamento dei tradizionali servizi di cura ed alla prevenzione con servizi di prossimità ed unità di strada nei luoghi di ritrovo e di consumo. C’è anche l’esigenza della messa a regime di un servizio epidemiologico regionale per una migliore raccolta e valutazione dei dati. Per quanto riguarda le cosiddette strategie precoci di prevenzione, “la difficoltà – ha detto – è quella di mettere a punto sperimentazioni che possano diventare nel tempo servizi efficaci e permanenti”. L’OSSERVATORIO L’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol è nato nel marzo 1991 con l’intento di raccogliere e mettere a disposizione della comunità scientifica e della collettività nazionale informazioni e scientificamente attendibili sulle modalità di consumo di bevande alcoliche e sulle relative problematiche nella popolazione giovanile italiana. Soci fondatori dell’Osservatorio sono l’Università di Perugia, Assobirra e l’Unione italiana vino – Confederazione italiana della vite e del vino. Presidente onorario è Umberto Veronesi; presidente del Consiglio direttivo, Giancarlo Trentini, e Presidente del Comitato garanti è M. Antonia Modolo.

AUTORE: Enzo Ferrini