Orientare le politiche del welfare al raggiungimento del bene comune, escludendo la presenza di povertà di singoli o di gruppi: si muovono in questa direzione le iniziative previste dalla Regione Umbria nella programmazione regionale per le politiche sociali. Lo ha ricordato la vice presidente della Regione Umbria, Carla Casciari, intervenendo al seminario “Bene comune e nuovi percorsi di cittadinanza”, organizzato nell’ambito dell’assemblea nazionale del Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza) che si è svolto a Spello dal 27 al 29 ottobre. L’iniziativa, dal titolo “Scossi dal desiderio di cambiamento”, è rivolta a tutti coloro che, “a partire dal lavoro e dall’impegno sociale di gruppi e organizzazioni, alzano lo sguardo e si interrogano sui percorsi in atto localmente e in contesti più ampi”. La vice presidente Casciari ha evidenziato come “il raggiungimento del bene comune sia, purtroppo, una meta lontana, ma non irraggiungibile. In questo contesto, il ruolo delle istituzioni è aprire alla cittadinanza spazi di partecipazione e di decisione comune, insegnando che esiste un vantaggio collettivo superiore al semplice successo individuale. Ognuno dovrà fare la sua parte – ha detto – e la Regione Umbria continuerà a strutturare interventi che non abbiano solo una funzione ‘tampone’ dal punto di vista economico. Al contrario, l’impegno è, e sarà, proprio nel sostenere una forte rete di servizi per la persona dove sia possibile coniugare la coesione sociale e la crescita economica”. La vice presidente, dopo aver ricordato che “in Umbria si può contare ancora su una comunità coesa perché supportata da relazioni di reciprocità, dove la famiglia rappresenta la prima rete di assistenza e sostegno alla persona”, ha evidenziato “come nella nostra regione il disagio dei nuclei familiari sia in aumento con l’acuirsi della crisi economica che sta definendo nel territorio il profilo di nuovi poveri. Le fasce più a rischio sono i genitori separati, le famiglie numerose, gli anziani soli. La povertà, ormai, colpisce tipologie sociali nuove ed alla marginalità cronica si vanno aggiungendo situazioni di precarietà latente, anche se, come evidenziano i dati forniti dalla Caritas umbra, la nostra è tra le regioni meno povere d’Italia. Se la media italiana è infatti di 11 famiglie povere su 100, il dato umbro è meno della metà. Altri indicatori evidenziano come il 12 per cento delle famiglie umbre arrivi con difficoltà alla fine del mese, e una spesa imprevista inferiore a 1.000 euro faccia piombare nella povertà una famiglia”.
Voglia di cambiamento
Assemblea nazionale del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza a Spello
AUTORE:
Emilio Querini