Riformiamo la comunicazione

Assemblea nazionale del Meic sul tema “Le parole della verità. Meic, culture e fede”

Si è chiusa il 23 ottobre a Roma l’assemblea nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), sul tema “Le parole della verità. Meic, culture e fede”. Il Meic è un movimento impegnato nella “ricerca dell’unità delle differenze”, ha spiegato il presidente Carlo Cirotto (docente di Biologia all’Università di Perugia e già presidente del gruppo Meic del capoluogo umbro) aprendo i lavori dell’assemblea. “Il compito affidato all’uomo, non solo nel campo religioso ma anche in quello più genericamente socio-culturale – ha detto Cirotto – è di cercare e trovare un’unione imperniata sulla diversità. Ciò significa che nostro compito è di far nascere l’unione non malgrado la differenza, ma grazie al confronto anche radicale di opinioni che, solo così, hanno modo di misurare se stesse”. “La scelta di usare al plurale, nel titolo della vostra assemblea, la parola ‘culture’ riflette al meglio la situazione attuale della nostra società, per la pluralità delle provenienze, delle generazioni e delle sensibilità diverse”, ha sottolineato Vittorio Sozzi, responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei, per il quale “è importante che ci domandiamo qual è il nostro compito di testimoni del Risorto in questa realtà: nell’ottica dell’impegno educativo che la Chiesa italiana si è assunta per il decennio appena cominciato il Meic può offrire un contributo alto”. Anche il presidente dell’Azione cattolica, Franco Miano, ha parlato del ruolo fondamentale del Meic nel progetto di “elaborazione culturale della grande famiglia dell’Ac” di cui il Movimento è parte viva: insieme occorre rispondere alla “sfida di una chiara presa di posizione per il presente”. Realtà e linguaggio. “È necessario che le parole e la realtà trovino una conciliazione”, secondo Renato Balduzzi, costituzionalista e direttore della rivista culturale Coscienza, che ha denunciato lo scollamento tra la realtà quotidiana del nostro Paese e il linguaggio di un’informazione non sempre capace di raccontare la verità. “Oggi la comunicazione passa attraverso un linguaggio gridato, a volte eccessivo, a volte estremamente semplificato, incentrato sui luoghi comuni. Così finisce per non esserci spazio per chi vuole proporre idee e non slogan”, ha chiarito. Il Meic, per Balduzzi, “deve proseguire il suo impegno per una comunicazione semplice ma non semplificata, in grado di tenere insieme comprensibilità, mediazione culturale e un’elaborazione di pensiero alta, che è ciò che serve al nostro Paese oggi”. Ridare senso alle parole. “La comunicazione deve tornare ad essere quello che è nella sua essenza: condividere un dono e scambiarlo reciprocamente”, ha sostenuto il filosofo del linguaggio Antonio Pieretti, ordinario all’Università di Perugia, che ha messo in guardia dall’“illusione di tenere sotto controllo la realtà” attraverso “il cosiddetto ‘tempo reale’”. Per Pieretti oggi il rischio è il veder prevalere “l’emotività sulla riflessività, la suggestione sul reale interesse ai fatti”, fino a rimanere invischiati in “un vissuto per procura”. Per il filosofo “è arrivato il momento di restituire un senso alle parole, cioè di riferirle al vero, al reale, all’umano e alle cose concrete”. L’economista Piero Tani ha chiesto uno sforzo culturale per superare “l’ambiguità di parole di uso comune nell’attualità come ‘speculazione’ e ‘crescita’”, la cui contradditorietà non aiuta il dibattito per uscire dalla crisi. Il vaticanista Luigi Accattoli, interpellato sulla realtà del Web, ha parlato di uno “strumento prodigioso” ma anche di uno spazio dove “bisogna arrivare alla responsabilizzazione di chi parla, perché nella Rete si può dire di tutto senza risponderne”. Il vaticanista ha inoltre invitato la realtà ecclesiale “ad avere una presenza più interattiva e meno statica” on line. Sugli interventi dei relatori l’assemblea ha preso la parola (oltre cento gli interventi) portando un contributo di idee e di proposte per il nuovo triennio. Partorire idee nuove. Nell’ultima giornata dell’assemblea, il presidente Cirotto ha spronato gli intellettuali del Meic a “impegnarsi insieme per partorire idee nuove e credibili: il movimento può fare questo servizio al Paese”. L’assemblea si è conclusa con la messa presieduta dal segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Nell’omelia il vescovo ha ricordato che “noi cristiani siamo chiamati a curare la responsabilità personale e a cercare di fare unità tra la verità che professiamo e la coerenza della vita”. In particolare “abbiamo la responsabilità di argomentare e insieme testimoniare quel centro ardente della nostra fede che è la carità”, specialmente “alla presenza degli stranieri e degli indigenti”. I Vescovi italiani, ha ricordato mons. Crociata, sentono “vivo l’impegno del Meic a fare della fede ‘pensata’ un fermento prezioso per la vita della Chiesa”.