Due mondi faccia a faccia

Ad Amelia la cittadinanza incontra i profughi senegalesi e nigeriani arrivati da Lampedusa

Nei giorni scorsi ad Amelia si è svolto un incontro tra i profughi stranieri reduci dagli sbarchi a Lampedusa, accolti presso il centro Don Minzoni (ex suore Pie Venerini) e la cittadinanza, organizzato dal Comune di Amelia, associazione S. Martino e Caritas diocesana, al quale erano presenti anche gli operatori del progetto Emergenza Nord Africa. Alcuni di loro hanno raccontato la propria storia, una storia di miseria, povertà e guerra civile che li ha costretti a fuggire dal proprio Paese, il Senegal o la Nigeria, ed andare in Libia; qui sono riusciti a lavorare come falegnami o muratori e a guadagnare soldi da poter spedire alle proprie famiglie. Poi, arrivata la guerra in Libia, nel febbraio 2011 sono stati costretti a lasciare il Paese a causa dei bombardamenti; alcuni di loro raccontano di essere stati presi dai militari di Gheddafi e portati sulla spiaggia per essere imbarcati verso Lampedusa, quindi di essere stati costretti a fuggire. Arrivati in Italia, sono stati smistati nei vari centri di accoglienza; in Umbria si è scelto di fare un’accoglienza distribuita per piccoli numeri, un’accoglienza che ha avuto buoni risultati grazie alla rete Caritas, Arci, prefettura e Comuni e che ha bisogno di sensibilità e attenzione anche da parte della comunità, per favorire occasioni di incontro con questi ospiti. Per quanto riguarda la loro posizione attuale, per la legge italiana, essendo richiedenti asilo politico, non possono lavorare ma solamente svolgere attività di volontariato, di formazione ed istruzione. Ad esempio, gli ospiti del centro di Don Minzoni, seguono un corso di italiano e a breve inizieranno a ristrutturare un appartamento sopra al centro d’accoglienza, in modo da essere occupati da attività di vario genere. “Molti di loro – ha spiegato Francesco Venturini, presidente dell’associazione San Martino – nonostante la storia di guerra e miseria, saranno considerati migranti economici e non rifugiati politici; questo significa che non potranno godere dei diritti e dei doveri dei cittadini italiani; ciò rende la loro posizione e le loro prospettive incerte e la speranza di vivere in condizioni migliori ancora più lontana”. Occasioni di conoscenza ed incontro tra i cittadini e gli stranieri accolti nei nostri paesi, diventano momenti essenziali anche per una corretta informazione e comunicazione, che anziché creare solo paura e incertezza verso ciò che è diverso da noi, sia rivolta all’accoglienza e alla solidarietà, valori che dovrebbero contraddistinguere l’Italia, che esalta fortemente le radici cristiane dell’Unione europea.

AUTORE: Benedetta Rinaldi