Vuol parlare ai ragazzi che vanno a scuola, soprattutto ai più grandi, per invitarli a vivere fino in fondo questo loro tempo come un tempo di crescita di tutta la loro persona. L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti sta preparando una lettera che vorrebbe raggiungesse tutti gli studenti della diocesi.
“Vorrei dirgli che non basta l’intelligenza per crescere, perché l’intelligenza da sola può portare anche a scelte negative. Vorrei invitarli – continua – ad unire la sapienza all’intelligenza, nel significato proprio di sàpere ovvero gusto: gustare il buono e il bello”.
Temi che sono echeggiati nell’incontro che lunedì ha avuto con gli insegnanti di Religione (Irc) con i quali ha parlato della “gravità del problema educativo”, non ancora avvertita appieno dalle “parrocchie, comunità cristiane e dalle stesse famiglie” e neppure dalla società, che “non riesce ancora a riconoscere la dovuta centralità e importanza della scuola nella costruzione della convivenza civile”.
In questa situazione della scuola e della società, ha aggiunto, “la Chiesa ha, nell’insegnante di religione, uno dei riferimenti fondamentali per un servizio prezioso per la formazione delle giovani generazioni”.
Mons. Bassetti ha esortato gli Irc a non cedere al “complesso di inferiorità” dinanzi agli altri insegnanti. “L’Irc si inserisce legittimamente nella scuola proprio per il servizio educativo che offre agli studenti e alle loro famiglie. Esso intende rispondere alle domande delle persone e offrire ai ragazzi la possibilità di conoscere quei valori che sono essenziali per la loro formazione globale” ha detto mons. Bassetti, ricordando che tra gli studenti che seguono l’Irc ci sono anche non cristiani e non battezzati.
“Nella nostra diocesi ci sono 164 insegnanti di Religione, e gli studenti che hanno scelto di seguire questa materia sono il 90%” ha detto Massimo Liucci, delegato diocesano per gli Irc, spiegando che gli insegnanti, i 124 incaricati e i 40 supplenti, sono tutti laici tranne 4 sacerdoti.
A tutti loro mons. Bassetti ha espresso gratitudine “per il prezioso servizio culturale-ecclesiale” che svolgono, per la loro opera educativa che passa attraverso l’insegnamento. Ha ricordato quanto stabilito dal Concordato del 1984, secondo cui l’insegnamento della Religione “è concepito come cultura religiosa inserita nelle finalità della scuola, ossia come conoscenza oggettiva e autentica dei contenuti della religione cattolica”.
Non un catechismo, dunque, ma neppure – ha avvertito – “una semplice comparazione tra le religioni messe tutte sullo stesso piano” né una “vaga infarinatura sulla religione cattolica senza approfondirne i contenuti. Il suo inserirsi nella scuola fa dell’Irc una disciplina di caratere scolastico, strutturabile in metodologie e didattiche ad essa propria”, ha aggiunto mons. Bassetti, soggiungendo però che questa sua fisionomia “non sottrae l’insegnamento della Religione al rapporto con la comunità della Chiesa, anzi esige un suo intrinseco riferimento ad essa, quale garanzia dell’autenticità dei principi che ne costituiscono i contenuti e la loro corretta interpretazione”.