Vicinanza e attenzione ai giovani

Primo di una serie di reportage sugli oratori estivi organizzati dalle parrocchie della diocesi

Ha preso il via da un po’ di giorni l’avventura estiva degli oratori. Cominciamo con questo numero una rapida rassegna degli oratori estivi della nostra diocesi. Centinaia di ragazzi, maschi e femmine, anche di quelli che non frequentano abitualmente le parrocchie, trascorreranno un po’ del loro tempo all’aria aperta facendo esperienza di comunità e di tante altre iniziative di gruppo. Una esperienza di alto valore educativo che abitua a socializzare e alla responsabilità. Anche i genitori vengono sensibilizzati a comprendere che l’oratorio estivo non è un parcheggio per i figli, ma una scelta educativa importante che aiuta a crescere. L’oratorio estivo, come è stato più volte detto, è davvero una grande avventura. Giorni vissuti insieme a cominciare dalla preghiera del mattino. Ragazzi delle elementari, delle medie, ma anche gli adolescenti vengono coinvolti, spesso come protagonisti di giochi, balli, canti, animazione, e tanti laboratori per aguzzare l’ingegno e la creatività. Abbiamo cominciato questo viaggio nella nostra diocesi visitando l’oratorio estivo di Pian di Porto che accoglie più di 50 ragazzi delle diverse parrocchie che compongono la Unità pastorale. L’iniziativa guidata da un giovane parroco, don Alessandro Fortunati, e da una addestrata équipe di animatrici e animatori provenienti dalle stesse parrocchie, è ospitata presso la chiesa di S. Maria in Pian di Porto, un autentico gioiello del 1400; un convento francescano costruito proprio in prossimità dell’antico Porto sul Tevere. Qui un tempo si svolgeva un intenso traffico commerciale di derrate alimentari che venivano trasportate lungo il fiume, allora navigabile. La tradizione vuole che anche san Bernardino da Siena abbia svolto per un certo periodo, in questo convento del 1400, il suo ministero e la predicazione. Del prestigioso convento oggi resta parte del chiostro e la chiesa in mattoni rossi. Ed è qui che abbiamo intervistato alcuni ospiti. Luca, 13 anni, ci ha detto: “Sono venuto con piacere perché qui si conoscono tanti ragazzi e si fa amicizia. Non ci si annoia: c’è sempre qualcosa da fare, dal gioco alle attività di laboratorio. Qui si sta bene”. Lorenzo, 12 anni: “Qui mi piace da morire perché si fa tanto movimento e si gioca a palla coperta”. Caterina da Montemolino, di 16 anni, animatrice: “È bello stare con i bambini. È una esperienza esaltante perché la vita di comunità è una esperienza formativa-educativa unica”. A Eleonora di anni 16, e Jhenny di 17 anni, entrambe da Pian di Porto, piace questa esperienza per il significato formativo e educativo che arricchisce sia i ragazzi che gli animatori. In particolare anche i lavori manuali come la creazione di piccoli oggetti, dalla progettazione, alla realizzazione e alla decorazione, sollecitano la creatività e la responsabilità di ciascuno nell’ambito di un processo educativo. Ma in questi oratori il gioco e tutte le attività sportive si rivelano potenti mezzi di aggregazione e di educazione, sempre che si tenga presente che lo sport dev’essere orientato a Dio, perché vi è uno sport che edifica e uno che non costruisce. Non costruisce lo sport quando prevale l’animosità contro la squadra avversaria, quando prevale la competizione smodata, quando prevale la slealtà. L’obiettivo vero non è quello di inserire a forza momenti di catechesi tra il pallone e il gioco di gruppo, ma di educare esaltando le risorse individuali perché i ragazzi coinvolti nel modo giusto sappiano dare risposte appropriate.

AUTORE: Antonio Colasanto