Osanna al Mistero!

Celebrata la solennità del Corpus Domini alla presenza del card. Gianfranco Ravasi

La festa del Corpo e del Sangue del Signore ad Orvieto assume ogni anno una particolare connotazione per la cura meticolosa degli organizzatori del corteo religioso e di quello storico che compongono la processione. Processione che dopo la concelebrazione, in quello scrigno di rara bellezza del duomo, si snoda per le vie medievali della città che con orgoglio presenta, a se stessa e ai numerosi turisti convenuti da tutto il mondo, un pezzo della sua storia e delle sue tradizioni. Due gli eventi sommi di questi giorni: la concelebrazione e la successiva processione del Ss. Sacramento di giovedì 23 presiedute dall’arcivescovo mons. Marra, amministratore apostolico della diocesi di Orvieto-Todi, e la concelebrazione e la grande processione di domenica 26 per le vie della città con l’ostensione del sacro corporale presieduta dal card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura. Le due concelebrazioni, quella di giovedì e quella di domenica, hanno avuto inizio con il canto d’ingresso Lauda Sion di F. Caudana eseguito dal coro Vox et Jubilum diretto dal maestro Stefano Benini. Al Kyrie il coro ha eseguito la “Missa de angelis” di W. Menschick. Giovedì 23, memoria dell’istituzione della festa del Corpus Domini e processione con il Ss. Sacramento per le vie della città Dopo le letture e la proclamazione del Vangelo, mons. Marra nel corso dell’omelia ha sottolineato come “la festa del Corpus Domini sia la grande festa del mistero della fede qual è il Corpo e il Sangue del Signore che celebriamo nella santa messa, osanniamo e onoriamo pubblicamente con la processione. L’eucaristia – ha spiegato il presule – è il centro e il cuore della Chiesa e di ogni vita cristiana, comunitaria e personale. Nell’eucaristia rinnoviamo il mistero pasquale di morte e risurrezione: dono di Gesù per il Padre e dono d’amore per noi peccatori. Ciò che noi celebriamo non è solo un ricordo, ma rendiamo presente nell’oggi il mistero pasquale”. Mons. Marra illustrando, poi, il rapporto tra eucaristia e Chiesa ha detto: “Non c’è Chiesa senza eucaristia e non c’è eucaristia senza Chiesa… L’eucaristia fa la Chiesa che è il Corpo mistico di Cristo: Cristo è il Capo, noi le membra. È il Capo che fa l’unità del corpo. Perciò san Paolo – ha continuato il presule – guarda all’aspetto comunionale dell’eucaristia e dice: ‘Poiché c’è un solo pane, noi pur essendo molti siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane’. L’eucaristia afferma la presenza reale di Gesù sotto i segni del pane e del vino. Gesù stesso aveva detto: ‘Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt 28,20). Dunque Gesù è presente nell’ eucaristia con la sua Parola, con il suo Spirito, con il suo Corpo e Sangue: vero cibo e vera bevanda. L’eucaristia è dono inesauribile e dono d’amore: non c’ è amore più grande. Gesù si dona sulla croce con il suo Corpo e con il suo Sangue. Anche nell’ultima cena – ha ricordato mons. Marra – Gesù si era donato sotto i segni del pane e del vino. Gesù continua a donarsi come pane dei pellegrini a tutti noi viandanti su questa terra. Si tratta di un dono inesauribile! Siamo uno, siamo mille, ugualmente lo riceviamo senza che si esaurisca”. Domenica 26, solennità del Corpo e del Sangue del SignoreDopo il canto d’ingresso mons. Marra ha ringraziato il card. Ravasi per avere accettato di venire ad Orvieto per presiedere l’evento religioso e civile più importante dell’anno in questa città carica di storia, d’arte di bellezza di cui la cattedrale, la più bella del mondo, è la testimonianza di una fede viva che ha le radici profonde nel passato e di cui è gelosa custode. All’offertorio il coro ha eseguito O sacrum convivium di D. Bartolucci; alla comunione il Tantum ergo di D. Bartolucci e O salutaris hostia di L. Perosi. All’avvio della processione il coro ha eseguito il Pange lingua processionale di L. Perosi. La processione si è snodata per le vie di Orvieto preceduta dal Corteo storico – apparso nella sua stupenda bellezza dei costumi, delle armi, delle insegne e dei gonfaloni multicolori – che da secoli affascina e fa storia, tradizione, cultura, spiritualità. L’omelia del card. Ravasi in duomoIl card. Gianfranco Ravasi ha presieduto la concelebrazione nel duomo di Orvieto e la processione del Corpus Domini. Dopo aver ringraziato per l’invito rivoltogli, ha detto: “È con emozione che inizio con voi questa riflessione attorno alla Parola di Dio, per essere all’interno di questo spazio così solenne e glorioso che porta con sé non solo i segni della storia ma anche lo stigma della bellezza”. Ha ricordato poi, con accenti amicali, il sodalizio con l’arcivescovo Marra, persona dotata di straordinaria sapienza, serenità, pacatezza e di cui ricorre in questo periodo anche il 25° della ordinazione episcopale. Con semplicità e chiarezza, ha poi tratto dalle letture proclamate, come da un tessuto, tre fili d’oro, tre argomenti su cui ha invitato a riflettere. In primo luogo ha parlato dei segni del pane e del vino, “o meglio – ha detto – del mangiare e del bere, come dice Gesù. Segni che sono sulla mensa di questa celebrazione; segni che sono sulle vostre tavole”. Poi ha parlato della parola, la realtà più comune della comunicazione: è attraverso la parola che ci manifestiamo gli uni agli altri. Tutti abbiamo bisogno di nutrirci anche di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. È questo il secondo segno su cui il card. Ravasi ha invitato a riflettere. Con riferimento poi alla lettera di Paolo ai Corinzi ha sottolineato il terzo segno: la koinonia, l’unità di ciascuno realizzata dall’eucaristia con il Cristo. Pane e vino e la Parola sono comunione con Dio. Questa comunione tra noi è un corpo, è la Chiesa. L’eucaristia costituisce la Chiesa. Il Cardinale ha invitato a cercare Dio nelle piccole cose, nella quotidianità. Noi viviamo in un mondo fondamentalmente insoddisfatto, che cerca sempre più l’esagerazione, l’esasperazione, l’eccesso; ebbene, siamo invece invitati a ritornare alle piccole epifanie di Cristo così come la sua presenza fondamentale è in un pezzo di pane e in un calice di vino.

AUTORE: An. Co.