Segnali positivi, “anche se”

Economia. I dati delle Camere di commercio dell’Umbria

L’Umbria arranca verso l’uscita dal tunnel della crisi. Il sole fa capolino tra nubi ancora minacciose. I dati delle Camere di commercio di Perugia e Terni presentati nella Giornata dell’economia, contengono finalmente qualche segno “più” ma si sono fatti solo pochi passi in avanti dopo la retromarcia del biennio terribile 2008-2009. Il fatto più importante, indipendentemente dalle basse percentuali di crescita del sistema produttivo regionale, è che si torna a registrare un certo ottimismo, soprattuto nelle previsioni per i prossimi anni, anche se le preoccupazioni restano tante, in particolare per quanto riguarda l’occupazione. Sarà infatti una “ripresina” che non dovrebbe portare ad un aumento apprezzabile del totale dei posti di lavoro in Umbria. In provincia di Perugia nel 2010 le esportazioni sono cresciute del 13 per cento rispetto al 2009, quando però il crollo era stato del 20 per cento. In crescita il manifatturiero, anche se permangono zone d’ombra per l’artigianato (nell’ultimo anno il saldo negativo è stato di 160 aziende), le piccole imprese, soprattutto quelle a carattere familiare, e l’occupazione. Il tasso di disoccupazione provinciale è arrivato al 6,9 per cento, il più alto dal 2004, ma comunque inferiore a quello nazionale (8,4). Preoccupa l’alta percentuale di giovani tra i 15 e 29 anni che non vanno a scuola o all’università e che, almeno apparentemente, hanno rinunciato anche alla ricerca del lavoro. Del resto diminuiscono da parte delle aziende umbre le richieste di laureati. Tuttavia “il nostro sistema d’impresa è tuttora sano – ha affermato il presidente della Camera di commercio Giorgio Mencaroni – e fondato su un desiderio di intraprendere e una determinazione che la crisi non è riuscita a sfibrare”. Le imprese iscritte alla Camera di commercio di Perugia nel 2010 sono aumentate dell’1% rispetto al 2009, la crescita annua più elevata registrata nell’ultimo quinquennio, e superiore alla media nazionale dello 0,4%. Significativa la presenza di imprenditori extracomunitari: sono più 5.000. Un fatto questo da tenere presente quando si discute del problema dell’immigrazione. Il bilancio tra le aziende nate e quelle che hanno cessato l’attività (con un aumento di 716 unità, è il migliore saldo dal 2006) segna quindi un marcato punto di svolta sulla strada della ripresa economica. Più critica la situazione in provincia di Terni, dove rallenta il ritmo di crescita del numero delle imprese attive (più 0,3 per cento). “Dunque – ha spiegato il presidente della Camera di commercio Enrico Cipiccia – si conferma la maggiore difficoltà rispetto al passato di intraprendere una nuova attività imprenditoriale”. Fanno però eccezione le imprese al femminile, che sono diventate il 28,1 per cento di quelle iscritte nel Registro camerale, una percentuale di 4 punti superiore alla media nazionale. Anche in provincia di Terni non ci sono per ora buone notizie sul fronte dell’occupazione. Il 2011 non sarà ancora l’anno della ripresa. “Le stime previsionali – spiega Cipiccia – fotografano infatti una debole crescita dello 0,2%, inferiore sia alla media regionale che nazionale“. Nel 2012 e 2013 secondo le stime di Unioncamere la crescita sarà un po’ più consistente, lo 0,5%, in linea con il dato umbro ma ancora leggermente inferiore al dato nazionale. Nel complesso la crescita del Pil in Umbria nel 2011 dovrebbe attestarsi sullo 0,9 per cento, sotto la media nazionale.

AUTORE: Enzo Ferrini