Bene comune: il primo dovere dei politici

Parola di vescovo

Fra poche settimane gli abitanti di alcune città dell’Umbria saranno chiamati a scegliere, attraverso le elezioni, gli amministratori per i prossimi cinque anni. Per la città di Gubbio è stato necessario un intervento dell’Autorità nazionale per spostare di una settimana l’appuntamento elettorale, per evitare la coincidenza con la tradizionale Festa dei Ceri e con quella in onore del patrono sant’Ubaldo, eventi da secoli esclusivi e indifferibili. Il momento storico che tutte le comunità stanno vivendo è segnato da una crisi profonda con conseguenze pesanti non solo sul piano economico-occupazionale, ma anche su quello dei valori umani prima ancora che cristiani. In questo contesto di sbandamento la politica deve preoccuparsi di operare scelte in grado di favorire crescita e sviluppo, di rilanciare e sostenere il ruolo della famiglia, ancora e sempre la cellula più importante della società, dove si radicano e trasmettono i valori fondamentali di giustizia, pace, onestà, rispetto, collaborazione, condivisione, fraternità. Oggi dobbiamo chiedere a quanti si propongono di guidare le nostre città impegni concreti in questa direzione, richiamando loro, perché le adattino sul piano locale, le declinazioni di “bene comune” operate dalla 46.ma Settimana sociale dei cattolici italiani tenutasi a Reggio Calabria lo scorso anno, e riferite a cinque ambiti che rappresentano la vita dell’uomo: il lavoro, l’educazione, l’accoglienza, la valorizzazione del merito e l’ambito istituzionale. Per il Magistero della Chiesa il “bene comune” è quello che realizza un autentico sviluppo umano, di tutti e di ciascuno, inteso come cifra che eccede la sommatoria dei singoli interessi particolari di ogni individuo. Questo implica una forte presa di responsabilità da parte dei credenti, che devono sapersi collocare all’interno del contesto attuale e orientarlo. Il “bene comune” non può che concretizzarsi nell’affermazione di valori come la centralità della persona umana e la sua dignità, la difesa della vita e della famiglia, il rispetto delle libertà e dell’ambiente. L’impegno socio-politico su questi temi, con le risorse spirituali e le attitudini che richiede, rappresenta una vocazione alta a cui la Chiesa invita tutti a rispondere con umiltà e determinazione. È sulle risposte concrete da dare a queste necessità così fondamentali che dovremo misurare la bontà e la credibilità dei programmi elettorali delle varie forze politiche, che dovranno essere realizzati con coerenza e fermezza. C’è da augurarsi infatti che cresca una generazione di giovani attenti ed impegnati nel servizio delle nostre comunità civili, capaci di entrare in relazione con altre persone per crescere insieme, non per imporre alla società pluralista una morale cattolica, ma per offrire il contributo di una sana laicità.

AUTORE: Mario Ceccobelli