Poca festa il 1° maggio

Lavoro. Le tante situazioni aziendali ancora a rischio nella nostra regione

È stato un 1° maggio di inquietudini e grandi preoccupazioni per i tanti disoccupati, cassintegrati, precari e per tutti i lavoratori umbri che non intravedono ancora l’uscita dal tunnel della crisi. Le vertenze-simbolo sono quelle della Merloni di Nocera Umbra, ed a Terni della Meraklon e della Basell. Ci sono però timori anche per un possibile ridimensionamento degli insediamenti industriali della ThyssenKrupp dopo la sentenza di condanna dei suoi dirigenti per il rogo di Torino. Anche la vicenda della Merloni (2.250 operai di tre stabilimenti, di cui uno a Gaifana di Nocera Umbra in cassa integrazione) è un esempio della complessità di questi nuovi scenari. In amministrazione straordinaria da due anni e mezzo, si è ancora in attesa di certezze sui possibili acquirenti e, soprattutto, sui loro piani industriali. L’amministrazione straordinaria scade a fine maggio. Se non dovesse essere prorogata, sono a rischio anche gli ammorizzatori sociali. La cordata cinese guidata da Nachang Zerowatt interessata a rilevare l’azienda non avrebbe ancora depositato la cauzione richiesta di 2 milioni di euro. La Mmd, holding iraniana con sede a Dubai, ha presentato un’offerta che garantirebbe il posto soltanto a 400 degli oltre 2.000 dipendenti. Si è poi fatta avanti anche Qs Group, una società marchigiana specializzata nell’automazione, che però sarebbe orientata ad acquisire uno solo dei tre stabilimenti. Alla Meraklon di Terni è arrivato il commissario giudiziale dopo l’arresto del titolare della azienda, Giampaolo Fiorletta, e dei suoi collaboratori per appropriazione indebita, falso in bilancio, truffa e false fatturazioni. Per i 117 lavoratori è scattata la cassa integrazione ma solo fino al 16 maggio, quando si deciderà se passare alla amministrazione controllata. Anche in questo caso ci sono grande incertezze sul futuro dei lavoratori, così come alla Basell, alla cui sorte sono legati un altro migliaio di posti di lavoro. Lo stabilimento è chiuso da circa un anno in attesa che la multinazionale Lyondell-Basell decida sulla offerta di acquisto della Novamont. Sempre nell’area ternana ci sono altri 3.000 lavoratori, tra dipendenti diretti ed occupati nell’indotto, che sono in attesa della riunione del Comitato di sorveglianza della Tk che il 13 maggio dovrebbe riunirsi ad Essen, in Germania. All’ordine del giorno potrebbe esserci anche il futuro del sito siderurgico di Terni, dopo la condanna dell’amministratore delegato Herald Espenham e di altri dirigenti per le sette vittime del rogo di Torino e l’esclusione da agevolazioni e sussidi pubblici per sei mesi decisa con la sentenza.

AUTORE: Enzo Ferrini