“El Paso”: chi ha avuto l’idea di chiamarlo così? Parlo dell’omonimo ristorantino che a Scheggia accoglie turisti e gente locale di gusto fino. Ci ho gustato anch’io un piatto di tagliatelle squisite. Un locale da Lilliput, dove però si possono gustare cibarie di ottima fattura a prezzi contenutissimi. El Paso. All’imbocco di via Roma, a Scheggia: “il Corso”. A Scheggia, il mio paese d’origine, dove dormono i miei e dove a suo tempo, con la grazia di Dio, mi accomoderò anche io. Dove ho trascorso i primi anni della mia vita; vegliato dal rude silenzio di babbo Adamo, che veniva interrotto dagli scapaccioni che quotidianamente mi rifilava, in risposta alla mia quotidiana marachella; circondato dai tanti (troppi) consigli di mamma Maddalena; consigli saggi, sì, ma tanti (troppi); riscaldato dalla fede tetragona di don Lorenzo Bagiotti, che coltivava alacremente l’orto del Signore ad onta della presenza in casa di due congiunti da Cim: due pesi che avrebbero affossato chiunque, ma non la sua fede evangelica nella bontà della vita. El Paso. Chi ha affibbiato un nome del genere a questa bomboniera fragrante di odori casarecci? “El Paso”, un nome che evoca coriacei cowboys, pistolettate a volontà, cavalli al galoppo che sollevano nubi di polvere nella lontanissima omonima contea dello Stato del Texas. El Paso, caldo torrido; mediamente la gente dispone di 7,9 ore di sole al giorno nel mese di dicembre, di 12,8 ore in giugno. Sergio Leone vi ha ambientato il film Per qualche dollaro in più. Chi ha chiamato El Paso quel ristorante forse si ricordava che nell’antichità, già nella famosa Tabula Peutingeriana (III sec.), il Passo di Scheggia, a 134 miglia da Roma, era indicato come la località (il passo) in cui la via Flaminia valica gli Appennini. Scheggia, 64 km nella porzione nord-orientale del territorio umbro, al confine con le Marche. Nel cuore dell’Appennino umbro-marchigiano, il fiume Sentino, al cospetto del monte Catria (1.701 m), del Cucco (1.566 m), del Motette (1.331 m) e delle Gronde (1.373 m), attraversa l’omonima valle, che costituisce quasi l’intero territorio comunale: pareti rocciose, forre, sorgenti di acqua limpida e una buona varietà di piante (faggio, leccio, roverella), oltre a isolati campioni di animali in via di estinzione (il lupo appenninico, l’aquila reale e la lontra). No, non sono andato in giro a verificare; non ne ho né la gambe né la voglia. No, me l’ha detto Wikipedia. Al ristorante El Paso di Scheggia ho celebrato con grande gioia il compleanno di Rosangela, mia sorella, insieme con suo marito Mario (meno ansioso del solito), una delle sue figlie, una nipotina. Ottimo menù casareccio, condito di gioia per come Rosangela si è ripresa da una malattia piuttosto pesante. Bene. Poi, ad un certo punto, imprevisto, un lampo: il ricordo d’un lontano episodio, carico di simpatia e della rude moralità dei montanari. Quale? Quello della prossima abat jour.
Tagliatelle alla “El Paso”
Abat jour
AUTORE:
Angelo M. Fanucci