Se non per amore per necessità. Dovrebbe valere anche per la famiglia questa massima, per cui la politica, se non per convinzione, almeno per convenienza dovrebbe sostenere questa che è sempre stata definita “cellula della società” e che oggi in molti ritengono superata se non addirittura foriera di violenze. Intervento dopo intervento, sabato scorso al convegno sulla “Famiglia fulcro della società” che si è tenuto a Deruta si è sgombrato il campo da troppi luoghi comuni.
A cominciare dall’idea che la famiglia tradizionale non abbia futuro. È vero, ha ricordato Pietro Boffi del Centro studi sulla famiglia (Cisf), che ci si sposa di meno e più tardi, e nel giro di una generazione si è passati dai circa 8 matrimoni ogni mille abitanti del 1972 ai 4 ogni mille abitanti del 2008. Ed è vero anche che si fanno meno figli e che nel 2050 l’Italia sarà il Paese più vecchio al mondo, con 264 anziani ultra-65enni ogni 100 bambini da 0 a 14 anni, nonostante il contributo delle donne immigrate. Eppure, ha commentato Boffi, “questi numeri non dicono tutto”. In Italia recenti indagini Istat dicono che la famiglia per il 53% degli italiani non è una istituzione superata; il 90% di chi ha più di 14 anni si ritiene soddisfatto delle relazioni familiari, e tra i giovani la famiglia resta ai primi posti nella scala dei valori. Non solo. Sempre da indagini Istat emerge che le donne desiderano avere almeno 2 figli, in media, e che le convivenze non sono una scelta definitiva ma un passaggio verso il matrimonio, una specie di tempo di prova. Insomma, tra il desiderio e la realtà c’è una distanza dovuta sia a fattori culturali e psicologici che sociali. Occorre creare un circolo virtuoso – ha detto Boffi – con politiche rivolte alla famiglia che non siano spot ma con prospettive almeno ventennali.
“Tra le ideologie sulla famiglia che vanno per la maggiore e il sentire della gente c’è un abisso” ha detto il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia (la sua relazione è disponibile nella sezione DOCUMENTI). “Vogliamo far parlare i fatti”, ha aggiunto, ed i fatti saranno raccolti con uno studio sui dati esistenti ed una nuova ricerca sociologica proposti alle Conferenze episcopali di alcuni Paesi con il progetto “La famiglia una risorsa per la società”. L’obiettivo, ha aggiunto il Cardinale, è mostrare come “la famiglia tradizionale quando è sostanzialmente sana, anche se non perfetta, produce benefici importanti per la società e sia ancora ritenuta la maggiore risorsa sociale e perciò meritevole del sostegno necessario”.
La famiglia è una “istituzione paradigmatica della gratuità e dell’amore” che “non solo dà alla società i cittadini, ma li educa alle virtù sociali” e per questo ha diritto ad un “adeguato riconoscimento culturale, giuridico, sociale ed economico” ha concluso Antonelli, ricordando le richieste delle associazioni familiari, dal fisco più equo alla conciliazione famiglia lavoro, dalla prevenzione dell’aborto al diritto al ricongiungimento familiare delle famiglie migranti. “Bisogna risparmiare, capisco, ma se nel decreto che verrà fatto tra dieci giorni non ritorneranno i 50 milioni di euro tagliati, ridò le deleghe e arrivederci a tutti” ha detto l’on. Carlo Giovanardi, sottosegretario al dipartimento per le Politiche per la famiglia, ribadendo il principio per cui devono essere fondi finalizzati alla famiglia in modo specifico.
Il confronto è proseguito nel pomeriggio con la tavola rotonda moderata dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. L’Italia si ritrova fanalino di coda in Europa per le politiche familiari e tirar su famiglia è diventata un’impresa. Chi ha famiglia è penalizzato, tra l’altro, rispetto a chi non ce l’ha, “ma qui – ha detto Tarquinio – vogliamo parlare di esperienze positive”. Sul palco del teatro di Deruta sono state presentate esperienze locali. Dall’associazione “Città per la fraternità” che punta a nuove relazioni politiche e istituzionali fondate sul carisma di comunione di Chiara Lubich, ha spiegato il vice presidente Stefano Cardinali, al Forum delle famiglie che sta promuovendo la rete dei Comuni a misura di famiglia (quattro in Umbria, ha detto il delegato del Forum dell’Umbria Ernesto Rossi); dal Comune di Montefalco che, con il sindaco Donatella Tesci ha aperto un dialogo con i ragazzi organizzati nel loro Consiglio comunale, al Comune di Parma che ha fatto della sua Agenzia per la famiglia un modello di lavoro in rete nel Comune e nella città, ha detto la responsabile Cecilia Greci; modello ripreso da altri Comuni italiani e in Europa. Parma si definisce “una città a misura di famiglia”, e lo fa ufficialmente, ha ricordato Greci, avendo approvato all’unanimità in Consiglio comunale il documento che racchiude le linee di indirizzo che mettono “la famiglia al centro del welfare di comunità”.Il convegno è stato organizzato dalle “Città in rete in terra d’Umbria”, dall’associazione Città per la fraternità, Forum delle associazioni familiari e Movimento politico per l’unità (Mpu), con il sostegno del Comune di Deruta e il patrocinio dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve al quale hanno portato il loro saluto l’arcivescovo Gualtiero Bassetti ed i presidenti del Forum Simone Pillon, il presidente del Mpu Elio Giannetti ed il sindaco di Deruta Alvaro Verbena.