Con una giornata di lutto cittadino Perugia ha voluto esprimere il dolore per la tragica fine di Luca Rosi, il bancario 38enne ucciso venerdì scorso durante una rapina in casa del padre Bruno a Ramazzano di Perugia. Sono a tutti note le circostanze in cui si è verificata la triste vicenda. Attorno alla famiglia si è stretto tutto il paese, una comunità in cui tutti si conoscono e sono amici. Il parroco mons. Mariano Cesaroni parla della famiglia di Luca con parole di grande apprezzamento e amicizia. Il padre di Luca non solo è membro del Consiglio economico della parrocchia, ma anche amico di infanzia e di giovinezza di don Mariano, da sempre legati da fraterna amicizia. L’Arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha presieduto il rito funebre celebrato, giovedì pomeriggio, al Cva di Ramazzano per poter accogliere la folla. Ha avuto parole di conforto per la famiglia straziata dal dolore. Si è fatto interprete del loro grido di giustizia “per il nostro fratello Luca, brutalmente assassinato nella sua casa, vittima innocente di una violenza cieca e spietata”. Ed ha invitato ad accogliere il grido di Gesù sulla Croce “il figlio di Dio”, che dopo aver gridato al Padre l’abbandono “invoca perdono per un’umanità accecata dall’odio, dalla violenza e dal sopruso”. Mons. Bassetti rivolgendosi ai familiari di Luca, “al papà Bruno, alla mamma Ivana e a coloro che sono stati spettatori di questo scempio” ha invocato da Dio “la forza di sopportare questo dolore che oggi ci trafigge l’anima e sembra annientarci”. “La morte – ha aggiunto – non è l’ultima parola del nostro percorso umano. Come credenti, e il nostro fratello Luca lo era, sappiamo di essere stati inseriti con il battesimo nel corpo ecclesiale di Cristo che Dio però ha risuscitato da morte, per indicare il destino di tutti noi, la conclusione del nostro cammino in questa valle di lacrime”. Mons. Bassetti ha avuto anche parole di denuncia per le “incursioni di violenza improvvisa e inattesa, ma forse favorita da quel degrado morale e sociale che sta devastando la nostra civiltà”. “C’è un malessere diffuso – ha aggiunto l’Arcivescovo – che non nasce tanto dalle difficili condizioni di vita, ma da disordine morale profondo, soprattutto da arroganza, da bramosia di denaro, da disprezzo della persona e della vita umana”. Si è quindi rivolto anche alle Istituzioni pubbliche e alle forze dell’ordine chiamate “per la loro parte a prevenire e vigilare, perché la vita e i beni delle persone siano tutelate. Lo diciamo sulla bara del nostro fratello Luca: episodi come questo non devono più ripetersi!”. Centinaia di persone, come da un moto spontaneo la avevano dato vita alla fiaccolata che si è svolta immediatamente il giorno dopo il tragico fatto, il 5 marzo scorso. Al termine vi sono stati dichiarazioni e parole di partecipazione e di vicinanza da parte delle autorità cittadine. Alla fiaccolata ha portato un saluto e un segno di partecipazione della Chiesa perugina mons. Paolo Giulietti, vicario generale, che ha chiesto che si faccia tutto il possibile per prendere gli assassini e che si mettano in prigione “e ci rimangano”, ed ha anche ammonito a “non cedere alla tentazione della violenza”, distinguendo chiaramente l’esigenza di una giustizia vera ed efficace, dalla reazione istintiva di vendetta. In queste circostanze non mancano analisi e descrizioni delle cause e dei possibili rimedi, perché fatti del genere non accadano, ma lo scetticismo sulle reali operazioni di prevenzione e di repressione è piuttosto diffuso. Molti abitanti di quel territorio da tempo lamentano il ripetersi di furti e rapine nella zona e in quelle limitrofe.