I presepi e i caratteri religiosi della festa natalizia sono sempre meno presenti nelle scuole perugine. È bastato fare un rapido giro di telefonate per avere un responso nettamente a favore dell’albero di Natale e di altri segni di festa sul tradizionale presepio. Le ragioni? Sono comuni a molte scuole. “Nel rispetto del multiculturalismo e per non far sentire a disagio i nostri alunni musulmani, e non solo, abbiamo deciso di non rappresentare la Natività né con la tradizionale recita, né con il presepe”- afferma l’insegnante M. Donti, coordinatrice didattica della scuola primaria E. Pestalozzi di Perugia – “da qualche anno a questa parte prepariamo per i bambini un coro di canzoni a sfondo non religioso, su soggetti come la befana, l’albero di Natale, ma non Gesù”. Un’idea diffusa, conferma Anna PIazza, insegnante e rappresentante dell’associazione dei genitori (Age). “Non si può ignorare la sempre crescente presenza di ragazzi stranieri nelle aule scolastiche, qui pertanto la festività del Natale deve proporsi come dato culturale, i caratteri eminentemente religiosi vanno approfonditi in altre sedi”. Dunque la festa di Natale si spoglia del suo significato cristiano e si riveste di caratteri ludici: diventa la festa di Babbo Natale, di fine anno, o della pace. Nella scuola primaria Kennedy don Milani, ad esempio, in ogni classe ci sono mappamondi con bambini che si tengono per mano e, sulle finestre, pupazzi e ‘stelle birichine’. Nella scuola G. Cantucci di Ponte della Pietra non rinunciano all’albero ma, spiega l’insegnante A. Miccio “in occasione della festa di Natale preferiamo far cantare ai bambini canzoni dello zecchino d’oro o ‘Imagine’ di John Lennon”. Scelte di questo sono lasciate a discrezione degli organi collegiali dei singoli Istituti ci spiega il dirigente dell’ufficio scolastico per l’Umbria Eleonora Bodo. Lo statuto scolastico, infatti, prevede che le scuole scelgano autonomamente cosa inserire nella propria offerta formativa. Il tutto nonostante la comunità musulmana abbia più volte ribadito il proprio dissenso in merito, lo stesso imam di Perugia Abdel Qader, per esempio ritiene “fondamentale ai fini di un’integrazione completa che i ragazzi musulmani conoscano le tradizioni culturali e religiose di questo Paese, ecco il motivo per cui i miei figli in Italia hanno sempre festeggiato il Natale e tutte le altre festività”. Ci sono peraltro ancora scuole dove, nonostante la presenza di ragazzi stranieri, si sceglie di allestire sia l’albero che il presepe in ogni classe, come ad esempio alla scuola dell’infanzia ‘il giardino di Bibi’ o alla Montessori, dove per la maestra Margherita D. “è impensabile l’idea di negare il Natale ai bambini, rischieremmo di privarli di un’esperienza fortemente educativa, di un’opportunità di integrazione, oltre che della possibilità di iniziare ad amare e rispettare le nostre tradizioni”. Sulla questione si è espresso anche Stefano Tenda, direttore presso l’ufficio pastorale per la scuola di Perugia, che ha ribadito la necessità della “condivisione della visione cattolica con le nuove presenze culturali”, e l’importanza di festeggiare il Natale anche nelle scuole, dove non si propone come “celebrazione liturgica e confessionale”, ma come “memoria cordiale della nostra storia e cultura”. Tenda conclude: “Il tutto è avvalorato dal fatto che viviamo nella terra di san Francesco, colui che ha interpretato in modo plastico il farsi presente di Dio nella storia e che nel 1223, come narra la tradizione, ha allestito il primo presepe vivente a Greccio”.
Sempre meno presepi nelle scuole
I pareri di alcuni insegnanti delle scuole del perugino. “Non si può ignorare la crescente presenza di alunni stranieri”
AUTORE:
Alessandra Comparato