La scuola d’Atene e il poeta

ABAT JOUR

Riuscirò mai a prendere le distanze dal calcio? Nemmeno gli stipendi osceni che questi policromi saltimbanchi percepiscono sono riusciti a schifarmi abbastanza da spegnere la tv quando la Belèm sferra il suo ammiccante lancio lungo, propedeutico alla partita. Domenica sprint come la nuova Scuola d’Atene. Si attende solo un nuovo Raffaello che la riproponga in un grande affresco nell’atrio della sede della Federcalcio. La nuova Scuola d’Atene. Al centro Italo Cucci, nelle vesti di Aristotele, saggio per contratto. A destra un Fulvio Collovati scultoreo, quasi un nuovo Pico della Mirandola. Sulla sinistra Sandro Mazzola, un Platone rincicolito dalla cirrosi epatica. Accosciato Salvatore Bagni, lo spiritato dagli occhi allucinati. In basso il cane Zazzaroni: tocca a lui abbaiare a fantasia, visto che non c’è Vittorio Sgarbi. La nuova Scuola di Atene. I suoi frutti più succosi si manifestano sul piano linguistico / letterario: qui le trasmissioni sportive si aprono a volte ad un linguaggio veramente pregevole. Nel foyer letterario della Scuola di Atene un 4-5 anni fa era in auge la frase “avanza in percussione”; l’usavano per descrivere l’azione impetuosa di un attaccante (penso a Bobo Vieri) che, in rapida successione, produceva uno scatto dopo l’altro. OK. “In percussione”: come il martello pneumatico, detto anche “motopicco”. L’usavamo a San Girolamo nel 1974, per scavare nel fianco della montagna lo spazio per l’ascensore della mia comunità. In percussione. L’ho voluto provare anche io, il motopicco, e il motopicco s’è vendicato della mia presunzione: m’è scappato di mano e mi ha triturato l’unghia del pollice della mano sinistra contro la parete rocciosa. Questo 4/5 anni fa. L’anno scorso, invece… invece di dire “la palla è ancora in gioco”, la Scuola d’Atene del calcio suggeriva di dire: “La palla è viva”. Viva? E chi l’ha detto? Un medico? No, l’ha detto Giampiero Galeazzi, invisibile poeta della Scuola d’Atene. Invisibile perché, se fosse visibile, occuperebbe la metà dello spazio scolastico. Complimenti. Sul piano del commento calcistico, invece, niente di niente. Parlano per ore senza mai dire l’unica, grande verità: chi vince ha ragione, chi perde ha torto. “Pregate d’essere sempre dalla parte di chi vince”: pare che l’abbia dettato sul letto di morte, Guicciardini, questo suo ennesimo pensiero, lugubre e verissimo.

AUTORE: Angelo M. Fanucci