Perché siano uno

DIOCESI. Ha inizio la visita pastorale del Vescovo, per rafforzare la collaborazione di tutti alla vita della diocesi

È iniziata venerdì scorso nella chiesa di San Giustino la visita pastorale del Vescovo alla diocesi. Mons Domenico Cancian fino a sabato 11 dicembre sarà nella zona nord della diocesi. Al centro della visita del Vescovo – che incontra anche gli operatori pastorali delle varie parrocchie – vi è la preghiera attorno al crocifisso di santa Veronica Giuliani, per ricordare il 350° anniversario della nascita della santa cappuccina e per ribadire la vocazione principale di tutti: l’universale chiamata alla santità di vita. “Siano una cosa sola” è il tema che guida gli incontri di mons. Cancian con le comunità parrocchiali della zona pastorale. Lo stesso titolo delle linee pastorali per l’anno 2010-2001. C’è una convinzione di fondo che ha mosso il Vescovo a mettersi in pellegrinaggio tra le parrocchie della sua diocesi, è la stessa di ogni cristiano: la certezza che il Vangelo di Gesù o il Gesù del Vangelo è capace di trasformare la vita di ogni uomo che voglia liberamente e responsabilmente coinvolgersi. Quello che chiede in modo particolare il Signore alla Chiesa tifernate è ciò che Lui stesso nella preghiera prima della passione ha ripetutamente invocato dal Padre: che i suoi discepoli “siano una cosa sola”, come lo sono il Padre e il Figlio. E aggiunge: “Allora il mondo crederà”. Mons. Cancian è colpito dal fatto che Gesù ripeta questa richiesta almeno 4/5 volte (come fosse ciò che più gli sta a cuore nei nostri confronti); guardando però la storia umana la comunione tra le persone è molto difficile. Basti pensare alla fragilità dei rapporti familiari, amicali, sociali. La fatica più grossa è quella di mettere insieme unità e pluralità, creare cioè la relazione fraterna, che, per essere davvero solida, non può che fondarsi sul fatto che siamo davvero tutti quanti figli dell’unico Padre. Rapporto filiale con Dio, rapporto fraterno tra di noi, rapporto rispettoso con le risorse del creato: o vanno insieme in modo armonico o cadono. Secondo Gesù, la comunità cristiana è regolata dall’unico comandamento: “Amatevi come io vi ho amato”. Questo crea l’unità come prima e fondamentale nota della Chiesa. Ciò richiama continuamente la Pentecoste: lo Spirito santo e noi. Ciò supera in radice l’individualismo, il consumismo, il nichilismo. Perciò la Chiesa dovrebbe essere sempre più la comunità allo stesso tempo unita e aperta, nella quale si fa esperienza concreta di camminare insieme (= sinodalità) come fratelli e amici che condividono preghiera e liturgia, catechesi e carità, accoglienza e il servizio verso tutti, generando stili di vita che creano nuova cultura. Forse l’anello debole della vita cristiana è proprio la fatica a vivere la comunione nella Chiesa (come chiede il Concilio nella Lumen gentium) e verso il mondo (come chiede lo stesso Concilio nella Gaudium est spes). La visita pastorale dovrebbe rilanciare la comunione tra le tre componenti del popolo di Dio: clero, religiosi, laici. Valorizzando di più i laici, che risultano ancora compressi tra clericalismo e laicismo. È urgente evangelizzare la famiglia che vive difficoltà relazionali, esistenziali e anche economiche. La famiglia fondata nel matrimonio cristiano resta l’ambiente naturale della vita e dell’amore. Tutto ciò richiede “una nuova stagione formativa per i laici e con i laici” per una Chiesa “cristianamente laica”. Altro motivo della visita pastorale: cercare di mettere a punto il rapporto diocesi-parrocchia-unità pastorale-vicaria. Sembra prevalere un certo “parrocchialismo” in cui è carente la comunione-collaborazione-corresponsabilità tra clero, religiosi, laici e le parrocchie vicine. Per questo la visita è diretta principalmente ai tre vicariati e, all’interno di ogni vicaria, alle possibili comunità pastorali. Uno dei frutti di tale visita dovrebbe essere una nuova ristrutturazione della diocesi secondo le comunità pastorali e i relativi cambiamenti dei responsabili, per vivere meglio la testimonianza della carità.

AUTORE: F. M.