Ateneo perugino, piove sul bagnato

Tagli e tempi duri anche per l’Università di Perugia. Protestano studenti e ricercatori.

Sono tempi duri anche per l’Università di Perugia. Fondi tagliati, meno borse di studio, corsi a rischio ed esami rimandati per la protesta dei ricercatori precari, e poi il caso del polo scientifico e didattico Terni-Narni per il quale c’è un progetto di ridimensionamento aspramente contestato dagli amministratori locali. La scuola, l’università e la cultura – ha detto il vescovo di Perugia, mons. Bassetti, in occasione della festa di sant’Ercolano – sono “la sorgente dello sviluppo di un popolo”. L’Italia però – denuncia il Pd umbro – “è fanalino di coda tra i Paesi europei per investimenti nell’università”: nel 2008, quindi prima degli ultimi tagli, appena lo 0,9 del Pil contro una media Ocse del 1,5. La crisi – ricordava nel numero precedente de La Voce Pier Giorgio Lignani – sta cambiando il mondo. “Il modello di vita cui siamo abituati negli ultimi cinquanta anni – scriveva – non può durare” così come “l’illusione di un arricchimento collettivo senza fine”. Dunque non basta lamentarsi e protestare, ma bisogna prendere atto di questo cambiamento epocale. E questo vale anche per le università. È legittimo sottolineare l’importanza della formazione culturale dei nostri giovani e della ricerca come investimento per il futuro del Paese, e quindi pretendere da chi ci governa scelte conseguenti nella ripartizione delle sempre più scarse risorse. Ma anche l’Università di Perugia deve fare le sue scelte. Per esempio: i corsi “spalmati” sul territorio (Assisi, Città di Castello, Foligno, Narni, Orvieto e Spoleto) non sono diventati un lusso? A Terni – ricorda in una interrogazione il capogruppo Prc a palazzo Cesaroni Damiano Stufara – è ancora chiusa la nuova sede della facoltà di Medicina “di cui si è avuta dopo mesi di ritardo una inaugurazione fittizia”. Insomma c’è una nuova e moderna sede, costata un sacco di soldi e pomposamente inaugurata, che però resta inutilizzata. Sempre per Terni si parla di un possibile ridimensionamento del suo polo universitario, a cominciare da Scienze politiche, ma gli amministratori locali protestano e lo stesso Stufara chiede di “riequilibrare l’offerta didattica tra le sedi di Perugia e Terni-Narni e di ripartire in modo equo i sacrifici”. L’Università di Perugia nello scorso anno accademico aveva 110 corsi di studio per i suoi circa 32 mila iscritti. Troppi? Sicuramente rispetto alla media degli atenei di altri Paesi, ma in Italia, augurandoci che Perugia sia una eccezione, negli ultimi decenni ci si è preoccupati di più di creare cattedre per i professori che delle reali esigenze didattiche degli studenti.Studenti anche meritevoli che intanto restano senza borse di studio. I tagli al Fondo per il diritto allo studio universitario – ha detto l’amministratore unico dell’Adisu (Agenzia regionale per il diritto allo studio) Maurizio Oliviero – rischiano di escludere circa tremila di quelli risultati idonei. In Umbria, con il contributo della Regione, l’Adisu in passato riusciva a premiare il 100 per cento degli aventi diritto. Un bel primato, visto che la media nazionale era del 40 per cento. Quest’anno però ci sono fondi certi soltanto per 1.164 dei 4.345 aventi diritto. Se la Regione Umbria concorrerà con le promesse risorse aggiuntive, si potrebbero “premiare” 2.700 studenti ma – secondo Oliviero – sarebbe ugualmente una sorta di “lotteria”, una “guerra tra poveri”. Il consigliere regionale della Lega Gianluca Cirignoni ha fornito la sua ricetta per i criteri di questa “lotteria”: se vogliono le borse, se le paghino le Regioni di provenienza degli studenti idonei. Per l’Umbria sarebbe un bel risparmio perché il 40 per cento degli iscritti all’ateneo di Perugia non sono umbri. Sono sul piede di guerra anche gli oltre 500 ricercatori precari dell’ateneo perugino, che costituiscono quasi la metà del corpo docente. E così saltano lezioni ed esami. Intanto, per risparmiare, l’Università ha deciso di ridurre gli orari di apertura di uffici ed aule di alcune facoltà. C’è poi il problema della sicurezza degli edifici, con quattro ordinanze di messa a norma che riguardano anche palazzo Murena e gli uffici della segreteria degli studenti della Pallotta. Soltanto per questi ultimi, temporaneamente trasferiti alla facoltà di Medicina di Santa Andrea delle Fratte, i lavori di ristrutturazione costeranno due milioni e mezzo. Insomma, continua a piovere sul bagnato.

AUTORE: Enzo Ferrini