CONSIGLIO REGIONALE. Scontro sulla pillola abortiva. I cattolici del Pd si astengono dal voto

Il Consiglio regionale ha respinto con 16 no e 10 sì le due mozioni presentate dalla minoranza sulle modalità di somministrazione della pillola abortiva Ru486. Assenti al momento del voto i consiglieri Barberini, Smacchi, Tomassoni (Pd), Modena (Pdl, per impegni precedentemente assunti) e il presidente dell’assemblea Brega (Pd), che ha motivato la sua assenza riferendola a questioni di “coscienza, storia e cultura personale”, e per il rispetto del ruolo istituzionale da lui ricoperto. Il dibattito si è articolato su due distinte posizioni: la prima, sostenuta dalle due mozioni respinte, riguardava la necessità di tenere conto dei pareri forniti dal Consiglio superiore di sanità e dall’Agenzia italiana del farmaco, che prevedono il ricovero obbligatorio. La seconda, variamente articolata dalle forze politiche di maggioranza, a sostegno della metodologia adottata dalla Giunta regionale per la predisposizione delle linee guida in materia. La mozione proposta da tutti i consiglieri regionali di centrodestra (De Sio, Lignani Marchesani, Mantovani, Monni, Nevi, Rosi, Valentino, Zaffini, Modena, Cirignoni) e sottoscritta anche dall’Udc (Monacelli), chiedeva l’impegno della Giunta a “seguire le indicazioni di tipo medico e normativo espresse dalle principali e più autorevoli istituzioni sanitarie del Paese”, vale a dire che i protocolli per l’aborto farmacologico con la pillola Ru486 e successiva prostaglandina prevedano esclusivamente il regime di ricovero ordinario per la donna che dovesse scegliere tale procedura. Inoltre questa mozione chiede di “monitorare con attenzione le possibili criticità di tipo gestionale, segnalate nelle linee di indirizzo trasmesse dal Ministero alle Regioni, per quanto riguarda eventuali dimissioni volontarie della donna contro il parere medico”. La seconda mozione, proposta dai consiglieri Zaffini (Fli) e Monacelli (Udc), chiedeva l’impegno della Giunta a “sottoporre al parere del Ceas (Comitato etico delle Aziende sanitarie della Regione Umbria) le linee guida predisposte dal comitato tecnico nominato dalla Giunta per l’introduzione, nei servizi delle Aziende sanitarie della regione, delle tecniche di interruzione di gravidanza con metodica medica”. Maria Rosi (Pdl) ha sottolineato che “nel momento in cui le donne decidono di abortire hanno bisogno di tutela e della vicinanza delle istituzioni: una tutela che può essere garantita solo in ospedale. L’unico luogo in cui si può affrontare un dolore come questo”. Per Paolo Brutti (Idv) “le linee guida preparate in Umbria da una commissione di esperti, e delle quali sollecito l’applicazione, prevedono un arco di tempo di 14 giorni, caratterizzato da amplissimi margini di sicurezza, all’interno dei quali il ricovero possibile è solo di tre ore, dopo la somministrazione della prima pillola”.

AUTORE: Emilio Querini