Eurochocolate è una medicina un po’ amara, che può provocare maldipancia ma che fa bene alla salute di Perugia. Tutti possono prenderla, perché non ha bisogno di prescrizione medica. Da quando nel 1994 Eugenio Guarducci, uno stregone e genio del marketing, cominciò a somministrarla gratis, aveva il sapore gradevole dei bicchieri di cacao fumanti distribuiti in piazza del Bacio. C’era divertimento: le statue di cioccolato scolpite a colpi di scalpello, con i frammenti del dolce materiale buttato tra la gente. C’era anche un po’ di trasgressione: il bagno di belle ragazze in vasche di cioccolato al Pavone… niente in confronto ai reality trasmessi oggi in prima serata dalla tv.
Per promuovere la sua creatura quel “gran genio” del Guarducci si inventò anche un muro di cioccolata abbattuto a Berlino a colpi di piccone davanti alle televisioni di tutto il mondo. Perugia, che era già la “città dei baci Perugina”, diventò anche la “terra di Eurochocolate”. L’inarrestabile Eugenio ne ha inventate di tutti i colori per promuovere quella che lui stesso ha definito “economia del rossetto”, delle “piccole cose che danno piacere e rendono più facili i momenti difficili”. E così ecco i “cioccogiochi”, i “biscopazzi”, le “chocostreet” e la Rocca paolina che diventa Rocca pralina, la “chocolaterevolution’’ e perfino la “chocolage”.
Guarducci è un moderno che inventa il futuro. “Modernità” – non è un giudizio, solo una constatazione – sono i 30.000 cappellini con le corna della mucca Milka venduti l’anno scorso, i 35 mila visitatori che hanno fatto la fila per farsi fotografare con la mascotte Yeti, le mille “chocoball” per cani acquistate nel Dogstand. Perché dunque indignarsi per Eurochocolate e non per i palinsesti della nostra Rai Tv, servizio pubblico pagato con il canone dei cittadini, specchio e “cattiva maestra” di questa “modernità”? Ma a parte le proteste di quella minoranza che denuncia l’occupazione del centro storico con una manifestazione all’insegna della “cultura di plastica”, c’è il maldipancia vero di chi per dieci giorni si sente “sequestrato”.
Le cifre ufficiali del 2009 (per quelle di quest’ anno bisogna ancora aspettare) parlano di un milione di visitatori e 462.000 scontrini fiscali per gli acquisti di 205 tonnellate di cioccolatini. “Qualche piccolo sacrificio – ammette il sindaco Wladimiro Boccali su Il Corriere dell’Umbria – i perugini lo debbono fare, e ci adopereremo per alleviarlo, ma non credo che si possa rinunciare ad una manifestazione che tutti ci invidiano”.
E infatti Guarducci e il suo staff nel corso degli anni sono stati chiamati ad organizzare eventi analoghi anche a Varese, Torino, Rimini, Pisa, Napoli, Modica, Forlì, e persino in Svizzera, a Lugano. A Perugia in questi giorni funziona addirittura uno speciale collegamento aereo con Milano; i siti internet sono pieni di agenzie turistiche che offrono “pacchetti” per Eurochocolate, viaggi in pullman perfino dalla Calabria, e albergi ed agriturismi non solo di Perugia ma anche dell’Alto Lazio e della Toscana. Lo staff di Guarducci ormai è una piccola azienda che in tempi di crisi impiega per tutto l’anno una trentina di persone, e che nei giorni di Eurochocolate paga più di 800 persone, in gran parte giovani, per lavorare negli stand e nei vari servizi.
Un’ultima considerazione che potrebbe aiutarci a vincere il maldipancia: con i “tiramigiu”, i “chocombrelli” e i “choco money exchange” Guarducci si è inventato anche qualche occasione di beneficenza, come quelle per la Fondazione per la ricerca contro la fibrosi cistica, l’Andos (che assiste le donne operate al seno), per un progetto di recupero dei detenuti, per lo sminamento in aree di guerra, per la promozione e vendita del ciocolato “equo e solidale” e la produzione “sostenibile” del cacao. E che dire della Giornata DiverGente, con percorsi guidati tra i 600 stand per i “diversamente abili”?