Cosa abbiamo visto in Kenya con padre Pierli

L’obiettivo del gruppo era quello di visionare i vari progetti che da 15 anni l’Alta Valle Tiberina contribuisce a finanziare attraverso cene di beneficenza, gruppi parrocchiali, offerte personali

Dal 30 gennaio al 20 febbraio cinque altotiberini hanno fatto visita a padre Francesco Pierli, in Kenya. Ospitiamo volentieri il racconto che il missionario comboniano ci ha inviato dall’Africa. Sono stati giorni indimenticabili sia per loro che per me. Sicuramente non è stato il solito “safari” organizzato da un’agenzia turistica per visitare i “soliti” luoghi del Kenya. L’obiettivo era piuttosto quello di visitare i vari progetti che già da 15 anni l’Alta Valle Tiberina contribuisce a finanziare attraverso cene di beneficenza, gruppi parrocchiali, offerte spicciole, senza dimenticare un notevole contributo dato dalla provincia di Perugia e le Acli per l’acqua a Rotu, a 50 chilometri da Barpello, dove tre anni fa è stato scavato un pozzo che è diventato il seme di una cittadina.
Ora assieme all’acqua sono nati un dispensario, una scuola e una cappella. Il Governo ha sterrato la strada per farvi arrivare due grossi camion per la trivellazione e la viabilità. Non pochi dei lettori ricorderanno la campagna “Acqua per la vita”.

Un visibile contributo per la sviluppo della raccolta e purificazione del miele, grande risorsa locale è stato dato da Aboca di San Sepolcro. I nostri amici sono venuti a nome di tanti altri coinvolti in questo grande ponte di solidarietà. Il viaggio, infatti, è stato preceduto da una cena di beneficienza i cui proventi, assieme ad altri aiuti finanziari, mi sono stati consegnati. Incontri con i kenioti Oltre che visitare i vari progetti di sviluppo avevamo caro che si incontrasse la gente. Come prima tappa, si è cominciato con la visita alla Università Cattolica dove nell’Istituto dello Sviluppo sociale vengono preparati coordinatori e coordinatrici di progetti si sviluppo operativi in Kenya e altre parti dell’Africa. Non si può assicurare uno sviluppo sicuro senza una rete di tali coordinatori altamente competenti dal punto di vista scientifico, con profonda fede cristiana e forti motivazioni per lavorare in situazioni ambientali difficilissime, come i nostri 5 amici hanno potuto toccare con mano.

Ne abbiamo incontrati alcuni. Suor Ester Ngima Mwaniki, una keniota delle suore del Verbo Incarnato, che da circa dieci anni vive nella zona Pokot, aridissima e con strade impossibili; suor Orietta Pozzi, comboniana italiana ora impegnata nella baraccopoli di Kariobangi; Mary Wairia e Roberto Bronzino, che coordinano e supervisionano una ventina di progetti dal centro di Somirenec (Centro nato dall’Istituto dello sviluppo sociale per la ricerca e il coordinamento nei progetti) la cui costruzione in muratura dovrebbe essere terminate in maggio; Pauline Njovu che promuove l’agricoltura fra la popolazione Maasai, abituati finora a contare solo sul latte e sangue dei bovini, con gravissimi problemi di nutrizione come conseguenza.

Non è mancata la presenza dei bambini! Ne abbiamo incontrati tanti, sia nelle baraccopoli di Kariobangi che tra i pastori Pokot, nella parrocchia di Barpello. Nella baraccopoli ti vengono incontro a nugoli e con poco sanno fanno grande festa! Tra i Pokot basti ricordare che 25 anni fa, tutti erano analfabeti; ora nel diametro di tre chilometri abbiamo veduto la scuola materna con 91 bambini, le primarie (elementari e medie) con 237 scolari, le secondaria (liceo) con 247 studenti. Da ultimo, ma non per importanza, nel 2011, per la prima volta dalla zona Pokot, 6 ragazzi e 4 ragazze sono stati iscritti all’università! San Daniele Comboni avrà sicuramente sorriso dal Cielo. Un Continente dai molti voltiMentre in Italia nevicava, in Kenya eravamo esposti al sole estivo. Ci siamo goduti bellezze naturali uniche. Ci siamo così resi conto che l’Africa è un Continente unico ma dai molti volti e che è importante non rapportarci alle sue popolazioni come fossero una massa uniforme e alle sue immense terre come fosse l’orto dietro casa nostra. Ovunque si nota una grandissima voglia di vivere e di darsi da fare. L’impressione generale è stata che il Kenya è un grande cantiere con un popolo incentivato e determinato a costruire un futuro migliore nel segno della solidarietà e della collaborazione. Da ultimo desidero comunicarvi che la visita di questi cinque amici ha ulteriormente rafforzato la lunga storia di solidarietà e di vicinanza tra l’Alta Valle Tiberina e il Kenya. A loro, e a tutti voi, la mia gratitudine e augurio di ogni bene, anche a nome delle persone che in Africa si sentono artigiane e artigiani nella costruzione di una umanità secondo il cuore di Dio.

AUTORE: Padre Francesco Pierli