Quaranta giorni di lotta

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Bruno Pennacchini I Domenica di Quaresima - anno B

Alcuni di noi mercoledì scorso hanno partecipato al rito delle Ceneri. Mentre il presbitero celebrante ce le imponeva sul capo, abbiamo sentito che diceva: “Convertiti e credi al Vangelo”. Le stesse parole ritroviamo nella lettura evangelica di oggi, che si divide nettamente in due parti: il tempo delle tentazioni di Gesù nel deserto (Mc 1,12-13) e l’annuncio del regno di Dio, che ormai si è fatto vicino (1,14-15): è necessario pertanto cambiare vita per potervi entrare. Con questa proclamazione la liturgia inaugura la Quaresima, tempo di prova e di conversione. Ogni cosa di valore deve essere sottoposta a “collaudo”. Nessuno può sapere se la propria fede è autentica fin quando qualche avvenimento non la mette alla prova. Se ne incarica il tempo di Quaresima. L’esortazione – che ci è stata fatta – a convertirci significa affrontare con coraggio, nel concreto quotidiano, la lotta contro lo spirito del male, che si annida nelle pieghe della nostra anima e delle culture dominanti: relativismo, consumismo, corruzione… Nel Vangelo di Marco, il racconto delle tentazioni di Gesù è brevissimo, una riga e mezza, ma assai ricco di risonanze bibliche. Si dice anzitutto che “lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”.

È lo stesso Spirito di Dio che era disceso su di lui nel battesimo, dichiarandolo Figlio prediletto, unto come Messia (1,10). Il deserto è inteso sia come luogo geografico, sia come ambiente simbolico. Era considerato luogo di lotta e anche abitazione di Satana. Lo Spirito di Dio guida Gesù là, dove egli ingaggerà una lotta mortale con Satana, dalla quale uscirà vittorioso. Egli ricapitola in sé la storia di tutti i giusti dell’antichità, che lottando hanno superato la prova. La precisazione che tale lotta durerà di quaranta giorni ricorda i quaranta anni trascorsi da Israele nel deserto, e simboleggia ogni altro periodo di prova e persecuzione.

Ma la lotta di Gesù continuerà lungo tutta la sua vita pubblica: la richiesta di miracoli (8,11), l’interpretazione della Legge (10,2), le insidie dei politici, il proposito satanico di distoglierlo dalla sofferenza (8,32)… diventeranno per lui trappole, in cui però non cadrà. Gesù scelse di non essere diverso da ciascuno di noi. La predicazione cristiana più tardi dirà che “noi abbiamo un sommo sacerdote in grado di prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato” (Eb 4,15). Marco aggiunge che “stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” (1,13). Secondo le antiche tradizioni teologiche, questa convivenza era la condizione dell’Eden: Adamo, prima del peccato, era signore di tutti gli animali, i quali lo rispettavano e lo temevano, ma dopo il peccato, gli animali feroci lo assalivano, perché non portava più l’immagine di Dio.

Gesù è il Nuovo Adamo, che ha vinto il peccato e inaugura un nuovo Eden. L’approvvigionamento da parte degli angeli allude alla sua divinità: colui che è servito dagli angeli è superiore a loro: Egli il è Figlio dell’uomo e Figlio di Dio (Eb 1-2). La seconda parte della lettura evangelica si apre con la notizia della comparsa di Gesù in Galilea dopo l’arresto di Giovanni Battista, presso il quale era andato per il battesimo nel Giordano. La notizia dell’arresto adombra in realtà l’esecuzione capitale di colui che era stato il precursore del Messia. Ora, dopo l’investitura nel battesimo da parte del Padre e la lotta vittoriosa nel deserto con l’Avversario, Gesù viene ad annunciare anzitutto la gioiosa notizia della vicinanza del regno di Dio, nel quale ora è urgente entrare, cambiando mentalità, costumi, atteggiamenti. La prima lettura riporta la conclusione del racconto del Diluvio, metafora di come l’uomo sia capace di auto-distruggersi, sommerso dalla propria violenza (Gn 6,5).

Torna ripetutamente una parola che è il filo conduttore dell’intera vicenda biblica: Alleanza. Dio sceglie di allearsi gratuitamente con l’uomo. La Scrittura mostra un Dio rammaricato per avere lasciato l’uomo in balia della propria violenza, e giura che per l’avvenire non ci saranno più sciagure simili, perché “il cuore dell’uomo è incline al male fin dalla sua adolescenza” (Gn 8,21); l’avvicendarsi dei giorni, dei cicli stagionali, della semina e delle messi accompagneranno perennemente la sua storia sulla terra. Quella con Noè e i suoi figli fu la prima. Più tardi ci sarà l’Alleanza con Abramo, poi con Mosè, poi con la famiglia di Davide e finalmente con tutta l’umanità attraverso Gesù Cristo. Dio non è in competizione con l’uomo o geloso della sua libertà, come il Satana aveva suggerito fin da principio (Gn 3,5). Dio è nostro alleato, e ci propone di cercare insieme le vie di una vera libertà e della pienezza.

AUTORE: Bruno Pennacchini Esegeta, già docente all'Ita di Assisi