Il caso Basell non si risolve e scoppia la crisi Meraklon

Polo chimico. Si preannuncia un pessimo autunno per i lavoratori di varie aziende

I mesi passano ma la crisi continua. Se l’estate aveva portato qualche raggio di sole sulla chimica ternana con la possibile cessione della Basell, e quindi la ripresa dell’attività lavorativa per gli attuali 94 cassaintegrati dopo lo stop agli impianti, l’autunno si presenta all’orizzonte con nubi minacciose che investono anche altre aziende del polo chimico della Polymer. Il futuro della chimica ternana si gioca ora a suon di piani industriali e assetti finanziari da riequilibrare perché in perdita per milioni di euro. Cresce così la preoccupazione per l’esposizione debitoria della Meraklon verso banche, fornitori e verso la stessa Lyondel Basell, secondo la denuncia fatta dai sindacati di categoria, che unanimi tracciano un quadro piuttosto fosco per l’azienda di Fiorletta e per i 285 lavoratori dipendenti della Meraklon, che rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro. Il timore è che dopo tanti incontri, tante parole e tante discussioni non si trovi alcuna soluzione, sia per Basell che per Meraklon, con il rischio concreto di “trovarsi di fronte all’ennesimo cimitero industriale” spiegano i sindacati Cgil, Cisl, Uil. Anche l’Ugl prende posizione sulla vicenda Meraklon, che è riesplosa improvvisamente in tutta la sua drammaticità. I tempi stringono e attendere “il nuovo piano industriale per il reparto Filo annunciato lo scorso mese di luglio nella sede confindustriale di Terni, e che avrebbe dovuto essere presentato entro il mese di settembre, diventa impossibile” spiegano dall’Ugl. Un effetto a cascata in parte prevedibile, per frenare il quale sembra assumere un ruolo rilevante l’unica azienda del polo chimico in attivo, la Novamont, che dalla chimica tradizionale ormai in crisi, ha puntato già da qualche tempo sulla chimica verde, con buoni risultati sul mercato internazionale. Proprio la Novamont, nei mesi scorsi, si è fatta avanti come possibile acquirente della Basell, ma la multinazionale americana-olandese temporeggia, non entusiasta di questa soluzione tutta interna al polo chimico. Dalla chimica all’acciaio, è lo stesso ritornello per i lavoratori. Proseguirà infatti fino al 12 dicembre la cassa integrazione all’Ast di Terni chiesta dalla direzione aziendale, a rotazione, per 400 lavoratori. Lo prevede un accordo firmato tra i vertici della Thyssen Krupp Acciai speciali Terni e le Rsu di fabbrica, comprendenti i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil, Fismic e Ugl nel quale viene anche stabilito il calendario delle fermate per l’area a caldo. La direzione di Tk Ast ha motivato la sua richiesta per un calo di volumi produttivi legato alla perdurante crisi di mercato.

AUTORE: Elisabetta Lomoro