In lotta contro ogni forma di povertà

Perugia. Celebrazioni in onore dei Fondatori dei Vincenziani

All’interno della Famiglia vincenziana ci sono le Figlie della Carità, che prestano il loro prezioso servizio nella casa per donne in difficoltà. La loro attività è ben coosciuta ed apprezzata, ma un po’ meno noto è il prezioso servizio del Gruppi di volontariato vincenziano (Gvv) formato da laici che operano in comunione con i sacerdoti e con le Figlie della Carità, storiche e naturali collaboratrici della Missione. In cattedrale per la celebrazione in onore dei loro fondatori, il 25 settembre, ci saranno anche loro, che hanno recentemente festeggiato 165 anni di presenza a Perugia. In Umbria ci sono gruppi anche a Foligno, Spoleto, Todi, Orvieto e Terni. Gli obiettivi dei volontari sono due, come si legge nelle loro Costituzioni: “Lottare contro ogni forma di povertà morale e materiale e di ingiustizia e promuovere la dignità e la crescita delle persone coinvolte”. Due e parole-chiave del loro apostolato associativo: il servizio alla persona è prima di tutto un orientamento, uno spirito riconducibile alla disponibilità verso gli altri abituale e costante, cordiale e senza calcoli. “I poveri ci evangelizzano” è il loro motto. Poi, un agire sistemico: gli interventi frammentari, legati all’emergenza, devono lasciare poi spazio alla rivalutazione di tutta la persona nel suo insieme. L’adesione a Cristo è alla base di tutto: la Parola di Dio è il vero principio ispiratore, e fari di riferimento sono le encicliche Populorum progressio di Paolo VI e la Caritas in veritate di Benedetto XVI. Il gruppo di volontariato di Perugia è formato da circa 25 persone, sotto la guida della presidente Giovanna Monasterio. Nella sede in piazza Mariotti poco tempo fa hanno ricevuto la visita di mons. Bassetti, rimasto affascinato dal luogo, centro logistico e di smistamento di ciò che la gente spontaneamente offre, ma soprattutto centro di ascolto e luogo di accoglienza. Due volte alla settimana i volontari vi distribuiscono viveri, mentre il mercoledì indumenti. Nella sede c’è anche una scuola di italiano per immigrati. I volontari incontrarano i poveri anche nel loro ambiente di vita: le attività caritative e le visite domiciliari avvengono attraverso la collaborazione con le parrocchie, la Caritas e i servizi sociali, per rimuovere alla base le cause di povertà, programmando e realizzando progetti sul territorio, e per coinvolgere attivamente le persone interessate, rendendole responsabili e consapevoli della propria crescita, onde rifuggire ogni assistenzialismo paternalistico. Una volta al mese, insieme a don Bruno Molinari, c’è l’incontro di formazione per approfondire il carisma e la spiritualità vincenziana e per coordinare il servizio. Infatti l’abbandono alla Provvidenza non esonera dall’aggiornamento permanente, indispensabile per rispondere con efficacia ai bisogni reali. Chiara Casagrande San Vincenzoe santa Luisa,apostoli instancabiliSan Vincenzo de’ Paoli nacque il 24 aprile 1581 a Pouy in Guascogna (oggi Saint-Vincent-de-Paul) da una modesta famiglia contadina. Benché dotato di un’intelligenza acuta, fino a 15 anni non fece altro che lavorare nei campi e badare ai maiali; poi però, grazie all’aiuto di un benefattore, poté iscriversi all’Università di Tolosa per i corsi di teologia, e già a 19 anni venne ordinato sacerdote; proseguì quindi gli studi fino alla laurea. Dopo una serie di peripezie – venne perfino rapito dai pirati! – fu nomianto parroco di Clichy, alla periferia di Parigi. Ancora qualche anno, e divenne precettore del figlio del Governatore generale delle galere di Francia, e lì poté toccare con mano le miserie materiali e spirituali dei ceti poveri. Nacque così nel 1617 la prima “Carità”: le associate erano donne, laiche, di ogni ceto; da loro derivano le attuali volontarie Vincenziane. Nel 1625 vennero fondati i “Padri della Missione” per la predicazione nelle campagne. Nel 1629 fu la volta delle “Suore dei poveri”, note come “suore della Carità”. San Vincenzo restò attivissimo fino alla morte, avvenuta nel 1660. Santa Luisa de Marillac nacque nel 1591 a Parigi, figlia di un nobile di Francia; ma non conoscerà mai la madre. A 3 anni venne affidata alle cure delle Domenicane di Poissy, dove ricevette un’educazione raffinata. Alla morte del padre subentrò un periodo di ristrettezze; la gracilità di salute la fece respingere come novizia dalle Cappuccine. Nel 1613 andò sposa al segretario della Regina, Antonio Le Gras, da cui ebbe un figlio, Michele. Nel 1623, in concomitanza con la grave malattia del marito, Luisa entrò in crisi profonda, anche di fede. La “luce” arrivò il 4 giugno, giorno di Pentecoste: Dio non solo la confortava, ma le indicava anche un ottimo direttore spirituale… Vincenzo de’ Paoli. Grazie agli insegnamenti del Santo, Luisa riuscì ad accudire amorevolmemte il marito, che sarebbe morto due anni dopo. A lei, quindi, Vincenzo affidò la supervisione delle “Carità”, le comunità femminili da lui fondate. Insieme, i due diedero vita nel 1633 alla “compagnia delle Figlie della Carità”, giovani donne consacrate a Dio e ai poveri. Luisa si occupava in particolare della loro formazione: devozione, vita comunitaria, servizio alle persone più disagiate. Si spense nel 1660. La messa in cattedrale a Perugia, e a RomaI gruppi di volontariato vincenziano e le Figlie della Carità di Perugia invitano a partecipare, sabato 25 settembre, alla celebrazione in cattedrale per il 350° anniversario della morte di san Vincenzo de’ Paoli, patrono di tutte le opere di carità, e santa Luisa de’ Marillac, patrona di tutte le opere sociali, i fondatori della Famiglia vincenziana. Alle ore 18 l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti presiederà la messa in loro onore. Parteciperanno anche alcuni membri dei Gruppi di volontariato di Orvieto, Spoleto, Todi e Foligno. In contemporanea, a Roma, alle ore 17, nella basilica di San Pietro il card. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per la vita consacrata, presiederà la concelebrazione al termine della quale Papa Benedetto XVI saluterà e benedirà i convenuti. Per tutti coloro che partecipano, fisicamente o spiritualmente alla celebrazione del 25 settembre, è scritto nella lettera di indizione dell’anno gibilare, è promessa l’indulgenza plenaria.