Piccoli Comuni: l’unione fa la vita?

In Umbria, 2 Comuni su 3 hanno meno di 5.000 abitanti. Con le nuove leggi, rischiano di scomparire

Il centro piccolo è bello, ma rischia di scomparire. Il grido d’allarme del sindaco di Poggiodomo, Egildo Spada, che ha chiesto l’intervento della Regione per garantire la sopravvivenza del Comune, è solo l’ultima richiesta d’aiuto che proviene dai piccoli Comuni sempre più in difficoltà. La manovra del Governo sembra avere messo in ginocchio i Comuni che in Umbria sono 92, di cui 62 sotto i 5.000 abitanti. In pratica i due terzi degli enti umbri sono “piccoli Comuni”. A seguito della denuncia di Spada, è intervenuto il segretario regionale della Cisl, Claudio Ricciarelli, sottolineando che si tratta di “un’ulteriore conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di quanto sia urgente e non più rinviabile un processo di associazionismo e/o fusione fra piccoli Comuni”. Ricciarelli sostiene che è necessario “attuare, anche con una specifica norma di legge regionale, un processo di associazionismo dei piccoli Comuni in ambiti di zona omogenei e prevedendo, là dove possibile, anche una fusione fra Comuni piccoli confinanti. In questo processo è bene anche prevedere un ruolo di capofila per quei Comuni intermedi, al fine di gestire in modo associato le funzioni più importanti che vanno dalla gestione dei servizi (sociale, sanità, scuola, lavoro, la gestione del territorio, la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, azione di contrasto all’evasione fiscale e all’economia sommersa) riducendo, nel contempo, i costi di funzionamento del sistema pubblico e della politica. Questo processo di associazionismo e/o di fusione fra piccoli Comuni consentirebbe e faciliterebbe, soprattutto per quelli di confine, un ruolo importante nel contribuire ad una apertura dell’Umbria verso i territori del Centro Italia, facendo assumere a questi Comuni una funzione di cerniera e di proiezione della Regione oltre i propri confronti amministrativi”. Come si muove l’Anci Umbria su tale questione? Proprio in questa settimana si tiene a Riccione la X Conferenza nazionale dei piccoli Comuni, per affrontare gli effetti del decreto 78, convertito in legge alla fine di luglio. Giuseppe Chianella, sindaco di Avigliano Umbro (Terni), coordinatore dell’Anci Umbria per i piccoli Comuni, ricorda che “la posizione ufficiale dell’Anci Umbria è quella di lasciare liberi sulla volontà di procedere alla fusione o all’accorpamento di funzioni. Ci sono realtà diverse nei piccoli Comuni con un numero differenti di abitanti. Non è possibile imporre la fusione: è problematico e non sempre si razionalizzano risorse. Sono invece d’accordo nell’accordo tra gli enti per gestire alcuni servizi, come urbanistica, polizia municipale, e questo già sta avvenendo. Purtroppo si è ingenerata l’idea che i piccoli Comuni siano centri di costo, quando invece sono i più attenti nel gestire le risorse, dando risposte ai cittadini”. Chianella contesta i presunti costi della politica: “Un assessore del Comune di Avigliano Umbro, centro di 2.700 abitanti, riceve mensilmente 52 euro – dice il Sindaco – e un consigliere comunale 15 euro, come gettone di presenza. Questi sarebbero i costi della politica?”. Il coordinatore dei piccoli Comuni si auspica che dopo il convegno nazionale di Riccione sia possibile un confronto con il Governo per modificare alcuni criteri della manovra, particolarmente pesanti per gli enti più piccoli, come quella di poter assumere un dipendente solo se ne vanno in pensione 5. Così il Comune, con pochi dipendenti, non avrà bisogno di fondersi con altri o accorpare funzioni: scomparirà da solo, naturalmente.Romano Carloni