Uno sguardo sereno e costruttivo su matrimonio e famiglia è quello offerto dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, in occasione della solennità della Madonna della Guardia. Nelle omelie del 29 agosto, pronunciate durante il pontificale del mattino e la messa del pomeriggio presso il santuario che dalle alture sovrasta Genova e la Liguria, l’Arcivescovo ha ripercorso l’iter naturale dell’amore umano. Lo ha fatto perché matrimonio e famiglia sono un bene per la società; il mondo potrà guardare con fiducia al suo futuro “finché un uomo e una donna uniranno le loro vite per sempre nel vincolo del matrimonio”. Ascoltando le parole del card. Bagnasco sembra così strano che oggi si giochi a minare e screditare quella cellula fondamentale che è la famiglia. Che cosa si pensa di guadagnare? Quale futuro si vuole preparare? Colpisce, soprattutto che la Chiesa sia, praticamente, l’unica a promuovere e difendere la famiglia in tutti i suoi aspetti. Raramente capita di ascoltare nella società apprezzamenti per il matrimonio fedele e aperto alla vita. Il contesto attuale non aiuta la scelta responsabile e fedele dell’uomo e della donna; si teorizzano nuovi diritti – mai doveri! – individuali e si presenta la vita come un frammento, senza né capo né coda, da spremere il più possibile. Si tratta di una musica – così l’ha definita il Cardinale – che viene continuamente suonata: “La vita è solo tua; dopo la morte non c’è nulla; godi il più possibile e approfitta di tutto senza scrupoli; fai quello che ti senti di fare, lasciati guidare dalle sensazioni”. La suonano taluni organi di informazione, la propongono cattivi maestri; purtroppo, talvolta, viene rilanciata nelle sedi dove si programma il governo dei cittadini. La Chiesa è, pressoché, l’unica voce fuori da questo coro, ma sa di rispondere alle vere attese degli uomini del nostro tempo. In tutte le fasi difficili della storia si guarda alla Chiesa, che talvolta si trova ad esercitare per il bene dell’uomo, via di Cristo Signore, un ruolo anche sociale. Richiama la responsabilità di tutti, soprattutto di chi ha in mano il bene comune, affinché si guardi con realismo al momento presente. “Che l’Italia non goda di buona salute sul piano della natalità – ha detto l’Arcivescovo di Genova – è sotto gli occhi del mondo intero”. A chi spetta occuparsene? “Che gli altri Paesi non se ne preoccupino è scontato, ma che non ce ne preoccupiamo e non ce ne occupiamo noi, è stolto”. Gli effetti negativi a tutti i livelli di questo inverno demografico sono noti a chi riflette e vuole informarsi: sul piano economico, politico, sociale, psicologico, culturale, ecclesiale. Tra questi il Cardinale ne ha aggiunto uno, sul quale poco si riflette: quello democratico. “Sembra strano parlare di rapporto tra demografia e democrazia, ma bisogna tuttavia riconoscere che l’equilibrio demografico non solo è necessario alla sopravvivenza fisica di una comunità – che senza bambini non ha futuro! – ma è anche condizione per quella alleanza tra generazioni che è essenziale per una normale dialettica democratica”. Anche per questo motivo la Chiesa da molto tempo va dicendo che, in Occidente, dietro ad una bassa demografia sta una catastrofe culturale grave. La scarsità di bambini significa non solo un futuro autunnale, ma già ora crea squilibri tra le generazioni, causa una povertà educativa non solo perché gli adulti sono sottratti al compito di educare, ma anche perché non educano più se stessi. “I ragazzi e i giovani, infatti, ci costringono a metterci in discussione; ci provocano a uscire da noi che, per età e acciacchi, tendiamo a ripiegarci sui nostri bisogni immediati”. Non sono solamente i genitori che, avendo dei figli, devono cambiare prospettive e stili, devono pensare e organizzarsi in rapporto ai figli nelle diverse età. È la società nel suo insieme che deve pensarsi e organizzarsi in tal senso. Per assurdo, una società senza bambini e ragazzi, così come una società senza anziani, sarebbe gravemente mutilata, non potrebbe funzionare. Si dirà, allora, che la bassa natalità è dovuta a questioni economiche? Certo, da questo punto di vista, i figli sono un impegno non indifferente e pertanto la società ha il dovere – se non vuole asfissiare – di intervenire, mettendo in atto concrete politiche familiari. Però, c’è anche da dire che bisogna attuare un cambio culturale: occorre essere critici nei confronti dei livelli economici imposti da una società consumistica. I figli non hanno bisogno di tutto quello che si propaganda e vanno educati ad un consumo responsabile. Semmai, necessitano di esperienze familiari forti, di semplici gioie, di considerare la vita come l’occasione per donare se stessi. Hanno bisogno di una forte rete relazionale, che comincia con i genitori, prosegue con i nonni e gli altri parenti, si affaccia nella società e vive nella comunità ecclesiale.
Senza famiglia non c’è futuro
Chiesa e società. Intervento del card. Bagnasco alla festa della Madonna della Guardia a Genova
AUTORE:
Marco Doldi