Guerra. Non solo 40 martiri

Riscoperti di recente i nomi di altre vittime, dimenticate, del 1944

Si allunga sempre più, purtroppo, la triste contabilità di vittime e di lutti provocati dalla guerra. All’indomani del solenne anniversario dell’eccidio dei Quaranta Martiri, fucilati per rappresaglia dai tedeschi all’alba del 22 giugno 1944, e nel pieno delle iniziative per ricordare l’eroico vigile del fuoco Umberto Paruccini (5 luglio 1944), colpito a morte da un soldato germanico lungo i primi tornanti dell’Ingino mentre stava trasportando viveri per coloro che erano tenuti ostaggi nel convento di S.Ubaldo, il giornalista Gianluca Sannipoli, sulla base di studi e ricerche condotti con lo scrupolo e la serietà che lo contraddistinguono, ha portato alla luce “uno degli episodi più gravi e oggi completamente dimenticato” accaduto “nel pomeriggio di martedì 4 luglio 1944. Erano circa le 16.30 – scrive Sannipoli – quando nei pressi della casa colonica dove risiedeva la famiglia di Alfonso Calzuola”, nella zona di Castel d’Alfiolo, a “poche decine di metri dalla stazione ferroviaria di Padule, cadde un proiettile di mortaio tedesco”. Sotto una “pioggia di schegge” morirono tre persone. “Maria Sannipoli in Menichetti, nata il 13 ottobre 1902; Maria Fiorucci in Calzuola, nata l’11 agosto 1879, ed un suo nipote Orlando Calzuola, nato il 22 luglio 1932”. Un altro bambino, “Primo Calzuola nato il 6 agosto 1941 – prosegue Sannipoli – restò gravemente ferito alla testa”. Le vittime di Padule vennero sepolte al civico cimitero di Gubbio, nella stessa cappella dove riposano molte altre del periodo di guerra. “Il giorno successivo – conclude Sannipoli – ci furono altri quattro morti civili: tre nel palazzo Stirati in piazza Bosone (il prof. Filippo Stirati, Maria Stirati e Ubaldo Angeletti) per un’altra granata e il vigile del fuoco Umberto Paruccini, mitragliato dai tedeschi nei pressi della prima cappella del monte Ingino. Dopo l’eccidio dei 40 Martiri, i sette morti del 4 e 5 luglio” rappresentano “uno dei momenti più tragici del passaggio del fronte nel territorio di Gubbio”. Sannipoli descrive il clima di quel drammatico periodo: “Nei primi giorni dell’estate 1944 era stata liberata gran parte dell’Umbria, ma restava ancora in mano tedesca tutta la parte a nord di Perugia, dove la particolare conformazione fisica del territorio permetteva agli occupanti di difendersi anche con pochi uomini e mezzi, mentre il grosso dell’esercito si stava ritirando verso nord”.

AUTORE: G. B.